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Tra S. Giovanni, S. Francesco e S. Marco

Settimana della Parola

Parrocchia Santa Maria Assunta

Anche quest’anno in parrocchia abbiamo vissuto la Settimana della Parola: un momento atteso dalla comunità perché un passo della Bibbia, che diversamente leggiamo a pezzi senza comprenderne a fondo il significato, viene letto tutto di fila e meditato. Partendo dal tema scelto da papa Francesco per la settimana della preghiera tra i popoli e cioè l’amore a Dio e al prossimo, il nostro parroco don Pasquale ci ha proposto le tre lettere di San Giovanni apostolo affidandone la presentazione a don Enrico Petito che, al termine della prima serata della Parola, ci ha fatto riscoprire le famose tre lettere, che tutti conosciamo, sotto una luce più storica e teologica.

Don Enrico si è soffermato a lungo sulla prima lettera, la più strutturata delle tre, perché presenta molti spunti di riflessione. Innanzitutto, ci ha spiegato il motivo per la quale è stata scritta e a chi era diretta. San Giovanni (ma più probabilmente i suoi allievi) scrive a una comunità, per fare definitiva chiarezza su alcuni gravi problemi che stavano minando alla base la verità del messaggio di Cristo.

Il primo messaggio (capitolo 1) che vuole far passare è che Dio è luce e la sua parola ci aiuta ad avanzare nelle difficoltà della vita. Il secondo messaggio (capitolo 2) è che Dio è amore, ma non un amore astratto, bensì concreto, fatto di azioni buone verso il prossimo, perché solo l’amore tra noi è la prova che siamo nella grazia di Dio. Terzo messaggio (capitolo 3): chi è nella grazia di Dio non commette peccato volontariamente, ma è sempre proteso a mettere in pratica i suoi insegnamenti. Quarto messaggio (capitolo 4): Dio è incarnazione dell’amore, cioè è lui stesso amore, e se Lui ci ha amati al punto tale da darci suo figlio, noi possiamo amarci in maniera disinteressata, nel concreto, con le opere buone. Quinto messaggio (capitolo 5) come si ama Dio nei fratelli? Osservando i suoi comandamenti. Infine, don Enrico ha fatto un accenno alla seconda e alla terza lettera, altrettanto importanti nel messaggio che San Giovanni vuole far passare alla comunità: non dobbiamo giudicare gli errori degli altri facendo prevalere le nostre convinzioni, ma dobbiamo imitare chi fa il bene. Chi fa il male non ha mai conosciuto Dio. 

Un altro momento importante vissuto dalla comunità parrocchiale durante la Settimana della Parola è stato quello affidato ai frati del convento di sant’Antonio a Ischia. Sabato 27 gennaio ci siamo ritrovati al convento insieme alla comunità francescana rappresentata da tutti e tre gli ordini. La parola è stata spiegata da padre Antonio che ha dato voce a Francesco e alla sua regola: osservare il santo Vangelo del Signore nostro Gesù Cristo, vivendo in obbedienza, senza nulla di proprio.

La vita di Francesco è l’incarnazione del vangelo, ha vissuto mettendo in pratica ogni insegnamento di Gesù. Padre Antonio ci ha raccontato aneddoti della sua breve ma intensa vita per farci gustare come Francesco aveva conosciuto la vera “gioia”. Anche i canti proposti dal frate sono stati espressione di vera comunione tra le tantissime persone presenti alla serata.

Francesco amava ripetere che il vangelo va letto “sine glossa”, cosa vuol dire? È un’espressione usata spesso dal Santo nel suo Testamento circa la sua Regola e viene utilizzata per evidenziarne l’intenzione stessa, quella cioè di essere in grado di seguire il Vangelo senza aggiunte o correzioni che possano alterarne la freschezza o sminuirne la radicalità. Infine, Padre Antonio ha posto l’accento sulla famosa richiesta di Gesù che dal crocifisso chiede a Francesco “va e ripara la mia casa”. Ci ha spiegato infatti che non si trattava di riparare le chiese o costruirne di nuove, ma riportare la Chiesa in quanto comunità all’originario spirito evangelico fatto di povertà e misericordia.

L’ultimo appuntamento con la Parola, vissuto domenica 28 gennaio, è stato affidato a don Cristian Solmonese. Altro momento interessantissimo perché ci ha introdotto al vangelo di Marco, il primo in ordine di tempo e il più breve, ma il più intenso. Da lui hanno attinto gli altri evangelisti. Don Cristian ci ha fatto avvicinare con occhi nuovi alla lettura di questo vangelo, che ci accompagnerà in questo anno liturgico: la cosa più importante che Marco sottolinea è che Gesù è il figlio di Dio e lo ribadisce fino alla fine del testo, affidando al centurione sotto la croce il messaggio: “veramente quest’uomo era figlio di Dio”.

Cosa ci portiamo dentro della lettura del vangelo di Marco? Abbiamo capito chi è Gesù? siamo disposti a seguirlo? Sono domande che la società di oggi non contempla nel suo vocabolario, perché Gesù è un uomo che va controcorrente, aiuta il prossimo, caccia dal tempio i mercanti, ecc.; gli uomini e le donne di oggi vivono solo per se stessi, il prossimo è di intralcio…, ma se vuoi essere felice “va vendi tutto ciò che hai” e seguilo.

di Nunzia Eletto


Il diacono Giovan Giuseppe Lucido Balestrieri si è occupato di presentare la settimana della Parola presso le chiese di S. Maria del Carmine e dell’Addolorata.

Le due piccole comunità hanno così avuto la possibilità, oltre a gustare la Parola celebrata, di conoscere la struttura della Bibbia e sono stati loro evidenziati i due grandi momenti in cui si articola la santa Messa: la Liturgia della Parola all’inizio, seguita dalla Liturgia Eucaristica.

Queste catechesi sono state molto apprezzate, perché tra l’altro hanno permesso di apprendere anche notizie storiche di cui i fedeli non erano a conoscenza.

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