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Provocazione performante

L’ultimo libro di don Cristian Solmonese offre un’originale prospettiva di indagine sulle domande poste da Gesù nel Vangelo di Giovanni, in un percorso di fede sempre molto attuale

Passione per lo studio e per la divulgazione della Parola, unita alla consapevolezza – che nasce dall’esperienza personale – della sua potente capacità di trasformare le vite di coloro che da essa si lasciano attraversare e modellare, questo il fuoco che arde nel cuore di don Cristian, che a ogni tappa del suo presbiterato non si ferma, continua la sua ricerca, in un percorso di maturazione ed evoluzione del quale i suoi libri sono traguardi, attraverso i quali, ormai da diversi anni, don Cristian porta avanti il suo contributo all’approfondimento delle Sacre Scritture, rendendo concreto l’auspicio di Papa Francesco, che permanentemente nel suo pontificato sottolinea la necessità di ascoltare e celebrare la Parola di Dio, perché essa “appartiene al cuore e all’identità stessa della vita cristiana e ha in sé la forza per trasformare la vita” (Gaudete et exsultate” n.156)

Il testo presentato sabato 9 marzo presso la Basilica di San Vito in Forio è la quinta pubblicazione di don Cristian e si affianca ai numerosi corsi biblici e catechesi che generosamente egli offre non solo ai suoi parrocchiani, ma a tutti coloro che lo seguono in questo percorso di fede. Il testo entra nel Vangelo di Giovanni per tracciare una analisi che si snoda attraverso i quesiti che Gesù pone, dodici domande per altrettanti capitoli, domande singolari con le quali il Maestro provocava – da qui il titolo del libro – gli ascoltatori, domande destinate a risuonare in coloro che le ricevono e a far riflettere sulla verità della vita e di se stessi.

Padre Cosimo Pagliara, Priore Provinciale dei Carmelitani per Napoli, docente presso diverse facoltà teologiche e professore anche di Don Cristian, intervenuto alla presentazione del libro, insieme al Vescovo Carlo, ha sottolineato come il libro contribuisca a ribaltare la prospettiva classica secondo la quale la Bibbia, il Vangelo, ma anche il sacerdote, ci possano e ci debbano fornire risposte ai quesiti esistenziali dell’uomo, quelli che riguardano il perché dell’esistenza, il suo scopo, ma anche il perché dell’esistenza della sofferenza, della malattia, della morte:

«Riflettendo sul contenuto del libro, mi sono chiesto che cosa vuol dire leggere la Bibbia senza cercare di avere delle risposte. Noi cerchiamo sempre risposte, ma nella Bibbia troviamo anche molte domande che ci aiutano a trovare il senso della vita. La Chiesa non può e non deve dare solo risposte, deve suscitare il desiderio della ricerca».

La Bibbia dunque non fornisce risposte, né ricette, né soluzioni, ma stimola piuttosto domande. Lo fa anche Gesù, ponendo domande precise, che sono per noi un invito a ricercare la verità, dialogando con Dio e confrontandoci con i nostri limiti. Le domande di Gesù sono ancora attuali:

«Sono domande attualissime, sono chiavi che aprono porte del nostro cuore, che ci invitano a riflettere sulla nostra fede».

Se i libri precedenti scritti da don Cristian erano centrati soprattutto sull’incontro con Gesù, in questo si trova una guida per intraprendere un cammino di vita, tra luce e tenebra, attraverso la nostra umanità:

«La Bibbia – ha concluso Pagliara – è l’unico libro che non si legge, ma ti legge dentro, che legge la tua vita. Il libro di don Cristian ci offre l’opportunità di comprendere in quale misura siamo sollecitati dalla parola di Dio».

Alla presentazione ha partecipato, come già detto, anche il Vescovo Carlo, che ha scritto la presentazione al libro e che ha fatto sentire con la sua presenza la sua affettuosa vicinanza e stima a un sacerdote della sua Diocesi. Quanto la Parola e la sua cura sia fondamentale per il Vescovo è noto: “Ripartire dalla Parola” è il titolo del primo paragrafo della Lettera che il Vescovo ha indirizzato alle Chiese di Pozzuoli e di Ischia per l’inizio dell’Anno Liturgico in corso, un titolo programmatico in un messaggio ai fedeli che insiste molto sulla “forza generativa del Vangelo e della Parola”, sulla necessità di rimettere al centro di ogni azione pastorale la lettura e l’ascolto. «La Parola ci interroga e il testo di don Cristian è un cammino in compagnia del Maestro che non ci fa dormire sonni tranquilli, le sue parole scavano nel terreno fertile della nostra coscienza, seminando interrogativi che sfidano, consolano e rivelano il mistero», scrive il Vescovo nella Presentazione, nella quale sottolinea anche come tutto l’annuncio del Vangelo è il desiderio di Dio di entrare in relazione con la storia di ogni uomo.

Nel suo intervento il Vescovo ha ricordato una espressione coniata da Papa Benedetto XVI che nella enciclica Spe salvi definisce il messaggio cristiano, la Parola, come non solo ‘informativo’, cioè portatore di contenuti, ma piuttosto ‘performativo’, cioè in grado di mettere in moto meccanismi di cambiamento in chi lo riceve:

«La Parola, come dice don Cristian, ci provoca, ci invita all’azione, a tirare fuori quello che c’è dentro di noi. Di fronte a questa Parola non possiamo essere indifferenti, da essa inizia il nostro cammino».

Se accogliamo la sua Parola, troviamo la nostra piena realizzazione e le risposte che affannosamente cerchiamo, così come è successo ai discepoli di Emmaus: Gesù li interroga e loro rispondono confessando le loro paure. Da lì, da quell’ascolto – ha detto il Vescovo – inizia la loro storia, storia che ha come premessa la costruzione della relazione con Dio, la quale passa sempre attraverso l’ascolto e la riflessione.

Nel concludere l’incontro, che è stato allietato dagli intermezzi musicali del Trio Akesios, don Cristian ha donato ai presenti una riflessione sulla domanda che per molto tempo ha custodito nel suo cuore e che ha costituito il nucleo sul quale il libro è stato costruito, una domanda postagli inaspettatamente da un bambino che tra le lacrime gli chiedeva “Perché, se Gesù è buono e ci vuole bene, ha fatto morire mio nonno?”. Ecco, in questa infantile domanda è racchiusa tutta la tristezza dell’umanità intera che sempre e ancora si interroga sul perché dell’esistenza del dolore e della sofferenza umana. Sono domande che albergano nel cuore di ognuno di noi, per le quali non abbiamo risposta, ma che devono servire – ha detto don Cristian – a farci riflettere e ci fanno mettere in cammino. Come Nicodemo, dobbiamo riconoscere che sappiamo tante cose, studiamo tante cose, ma non sappiamo mai abbastanza: “Tu sei maestro in Israele e non sai queste cose?”, dice Gesù ad un incredulo e perplesso Nicodemo, uno dei capi dei Giudei, nel Vangelo di Giovanni. Allo stesso modo – ha concluso don Cristian – anche noi, di fronte agli eventi della vita, ci scopriamo impreparati. Ma le domande di Gesù ci aiutano a seguire un percorso, un filo che è un invito a scrutare meglio e più a fondo nelle nostre vite a volte incomprensibili.

Così scrive don Cristian nella Prefazione al suo libro: «Gli interrogativi di Gesù sono luce che illumina il sentiero del nostro essere, una chiamata all’introspezione che ci spinge a confrontarci con la realtà della nostra esistenza e della nostra fede».

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