Omelia del Vescovo Carlo per la Messa del Crisma
Parrocchia di Santa Maria di Portosalvo
È ormai consuetudine nella nostra Diocesi anticipare al mercoledì sera la Messa del Crisma, con la benedizione degli oli e il rinnovo delle promesse sacerdotali di tutti i presbiteri dell’isola, per consentire – ha spiegato il Vescovo che ha presieduto la celebrazione – a un maggior numero di fedeli la partecipazione a questo importante momento che non è rivolto solo ai sacerdoti, ma a tutto il popolo di Dio che contribuisce anche con il proprio aiuto alla costruzione del Regno di Dio.
Nell’omelia il Vescovo Carlo ha toccato diverse tematiche attuali, la guerra, la lotta per la legalità, i cambiamenti climatici e la fragilità del nostro territorio, ma sempre richiamando ad ogni passaggio la necessità che ogni singolo sacerdote faccia appello alle caratteristiche del proprio mandato per offrire il proprio apporto. Fondamentale a tale scopo è l’ascolto della parola che Dio ci ha donato:
«In questa celebrazione siamo chiamati a rendere grazie al Signore per tutto il bene che ci dona, per tutto il bene che possiamo fare come figli di Dio, in maniera particolare, carissimi confratelli sacerdoti, per tutto il bene che noi possiamo fare per grazia di Dio per mezzo di questo dono che il Signore ci ha fatto: il dono del sacerdozio».
Il dono del sacerdozio, riservato a pochi, porta in sé anche una grande responsabilità e richiede un grande impegno in un mondo che presenta disregolazioni continue: guerre tra nazioni, conflitti civili, corruzione, malavita, trascuratezza nei confronti del Creato, in un’epoca difficile in cui tutto cambia velocemente il sacerdote è chiamato – ha proseguito citando le parole di Papa Francesco – a farsi “esperto di umanità”, ad essere vicino alla gente, alla comunità che viene a lui affidata. Ma a questo impegno e a questa responsabilità si associa la gioia di un ministero che ha come premessa l’aver accolto nella propria vita, senza riserve, il dono di Cristo, l’incontro con il quale da solo conferisce significato alla vita stessa:
«Il sacerdote è allora l’uomo che, quando dice sì al Signore, lascia le proprie sicurezze, segue colui che non ha nemmeno dove posare il capo e si mette alla sequela di Gesù, fidandosi nient’altro che della sua parola e dell’invito a seguirlo. Noi non siamo tra coloro che rimpiangono le cipolle dell’Egitto, a fronte della speranza di una vita nuova che ci viene dal Risorto e nel compimento della sua Scrittura, della sua parola».
Tutto questo diventa possibile se e quando il sacerdote permette che nella propria vita si realizzi quanto enunciato il giorno della ordinazione e che egli ripete ogni anno in prossimità della Pasqua: una vita degna del dono ricevuto, nella consapevolezza che all’origine del ministero ordinato, come di ogni sacramento c’è la Trinità di Dio, del Dio che si è incarnato per noi e per noi ha dato la vita, lasciandoci come esempio una vita fatta per servire gli altri. Un dono, dunque, – ha precisato il Vescovo – che è impegnativo, ma allo stesso modo fonte di grande gioia, poiché essere esperti in umanità è una prerogativa che consente di sperimentare la bellezza dell’amore reciproco, della reciproca utilità, così come ci ha insegnato Gesù:
«Di questo essere chiamati ad essere esperti in umanità, vogliamo assumere l’impegno, vogliamo sperimentare la gioia e la bellezza di pregare gli uni per gli altri, nella consapevolezza che senza il dono della preghiera reciproca siamo come una canna sbattuta dal vento ed è solo attraverso il dono della preghiera che possiamo sperimentare quella dimensione così profonda dell’amore che è il prendersi a cuore gli uni degli altri».
Il Vescovo ha poi voluto ricordare che gli oli per questo anno sono stati offerti dalla Polizia di Stato, in particolare dalla Associazione Quarto Savona Quindici, un olio ricavato dagli ulivi piantati nel Giardino della Memoria a Capaci, luogo della strage in cui perse la vita il giudice Falcone e la sua scorta. All’olio, come da tradizione, viene mescolata un’essenza, quest’anno il bergamotto proveniente dalla Diocesi di Locri Gerace in Calabria, terra martoriata dalla malavita e sotto pressione anche per gli attentati ai parroci. La Chiesa locale nonostante tutto sta cercando di reagire con grande dignità – ha detto il Vescovo – per riportare sentimenti di legalità in un territorio tormentato.
Questo olio ha dunque un significato particolare, ci dice che tutti dobbiamo essere impegnati ad essere custodi della legalità e difensori del bene, qualunque sia il luogo nel quale siamo nati, anche noi abitanti di un’isola da molto definita “la più bella del mondo”, ma che nasconde grandi fragilità e ha vissuto e sta vivendo eventi catastrofici:
«Papa Francesco ce lo ricorda da sempre: la bellezza del Creato è un dono che ci viene affidato perché noi possiamo preservarlo, custodirlo e affidarlo alle generazioni che vengono dopo di noi. Tutti siamo diventati più consapevoli che le conseguenze delle nostre scelte hanno ricadute non solo personali, ma anche comunitarie».
Il Vescovo ha concluso ricordando due figure di sacerdoti che hanno pagato con la loro vita il loro impegno nella lotta per la legalità e per la testimonianza fedele del messaggio evangelico, dei quali di recente abbiamo ricordato il trentennale della morte: don Pino Puglisi e don Peppe Diana.
Infine ha chiuso con questa invocazione: «Carissimo popolo di Dio, carissimi presbiteri, a Maria affido il vostro ministero di sacerdoti e di pastori di questo popolo, sappiate come lei contemplare il volto di suo Figlio per poterne essere sempre più testimoni autentici ed annunciatori appassionati».