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Riconoscere Dio davanti agli uomini

Coltivare la fede, raccontare Dio e riconoscerlo davanti agli uomini. Omelia del Vescovo Carlo durante la celebrazione eucaristica per la festa di san Giorgio Martire

Sap 3,1-9; 1Pt, 14-17; Mt 10, 28-33

La festa per il patrono san Giorgio del 23 aprile scorso è stata per la comunità parrocchiale del Testaccio occasione doppia di gioia, perché il Vescovo Carlo, durante la celebrazione eucaristica della sera, ha anche amministrato il sacramento della Confermazione a ben ventisei giovani, un tesoro prezioso per il futuro della nostra fede, quella fede che ci viene dal Battesimo e che è necessario coltivare con cura:

«Nel chiedere il sacramento della Cresima, noi ancora una volta ci assumiamo una grande responsabilità, quella di chi si impegna a vivere come figlio di Dio, come fratello di Cristo. Chiedendo e ricevendo il sacramento della Cresima, che conferma la fede ricevuta nel Battesimo, noi ci impegniamo ad essere testimoni di Gesù».

Nell’omelia il Vescovo si è soffermato all’inizio sul concetto di cura, che troviamo all’interno del brano del Vangelo, dove Gesù, per raccontare dell’attenzione che Dio ha per ogni singolo essere vivente, ricorre all’esempio dei passeri, “Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia”; Gesù prosegue sottolineando che noi valiamo ben più di un paio di passeri, tanto che persino il numero dei nostri capelli è noto a Dio. Quando ascoltiamo questo brano, la nostra mente corre ad immagini di un Dio accudente, che non ci abbandona mai e non lascia nulla, nemmeno un capello, fuori dalla sua attenzione nei nostri confronti. Immagini confortanti e riposanti che ci piace ripassare con gioia:

«È un Dio che ha premura e attenzione verso di noi, che ci ama fino alla fine. La premura di Dio è amore, amore di Cristo che dona la sua vita per noi, sino alla fine delle sue forze e della sua vita»

Ma il discorso di Padre Carlo vira subito dopo su un terreno meno riposante e più impegnativo, ricordandoci che in quel brano Gesù continua il discorso e, dopo averci rassicurati sulla presenza amorevole di Dio nella nostra vita, ci dice che questa attenzione deve avere un riscontro da parte nostra. Gesù infatti prosegue e dice: “Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”.

Se dunque noi valiamo più di molti passeri, tuttavia, è necessario che noi, davanti agli uomini, riconosciamo il Signore e non lo rinneghiamo, affinché lui a sua volta non ci rinneghi davanti al Padre che è nei cieli.

Questa imprescindibile condizione ci pone in una posizione certamente meno idilliaca e ci chiama in quanto cristiani ad un impegno serio di vita, non comodo ma anche non impossibile. Padre Carlo ha quindi tracciato le linee guida che ogni cristiano è chiamato a seguire se vuole rientrare nella proposta di Gesù e cioè riconoscerlo e non rinnegarlo, ogni giorno della nostra vita, con l’aiuto dello Spirito Santo:

«Invocare e accogliere lo Spirito significa chiedere allo Spirito che ci aiuti ad essere testimoni della nostra fede che ci aiuti a raccontare il nostro incontro con Dio e come tutta la nostra vita è incontro con lui, ecco cosa significa per noi riconoscerlo davanti agli uomini».

Ci vengono in aiuto in questo progetto le vite dei santi, tra i quali san Giorgio, che l’iconografia rappresenta come colui che riesce a sconfiggere il male ed è colui che è riuscito a fare della propria vita un riconoscere il Signore nella testimonianza del bene. I santi sono coloro che aiutano ad orientare anche le nostre vite verso il bene.

Dunque – ha proseguito il Vescovo – è necessario ascoltare ed accogliere la Parola, rendendola operativa concretamente nella nostra vita, seguendo l’esempio dei santi, per esser in grado di riconoscere il Signore davanti agli uomini e per aderire alla speranza che fu già del popolo di Israele, come ci è stato detto nel brano tratto dal Libro della Sapienza (Prima Lettura), la speranza della vita eterna nell’appartenenza al Signore. È una speranza che dobbiamo rendere chiara a tutti:

«Noi siamo chiamati a rendere ragione di questa speranza, cioè a renderla comprensibile, per quanto possibile, a chi ci sta di fronte, siamo chiamati a rendere comprensibile questa fede alle persone che incontriamo ogni giorno». È dunque anche in tal senso che lo Spirito Santo va invocato, in special modo in occasione del conferimento della Cresima – ha concluso padre Carlo – perché ci dia la forza di riconoscere il Signore nella nostra vita, davanti a gli uomini.

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