Don Marco Pozza a Ischia per le comunicazioni sociali
Si può riassumere così quello che è emerso in due giorni organizzati dall’Ufficio Comunicazioni Sociali, guidato da don Carlo Candido: «Uno sguardo che fa la differenza, quello della sapienza del cuore». Introdotto dal vescovo di Ischia e di Pozzuoli, Carlo Villano, nella sala conferenze dell’Episcopio è intervenuto don Marco Pozza, cappellano del carcere di massima sicurezza Due Palazzi di Padova, giornalista, autore di varie trasmissioni televisive e libri diventati dei veri best-seller.
Un comunicatore, con grande attrattiva, soprattutto tra i giovani, ma anche tra i meno giovani perché onora la memoria dei ricordi dei nonni, dei genitori, delle radici e delle tradizioni del paese in cui è nato e cresciuto. Comunica con gli occhi, non solo le parole, comunica con la gestualità tipica di chi vuole fare arrivare il messaggio immediatamente, con il tono che alterna tra medio-alto e alto-altissimo e senza starci tanto a pensare. Il messaggio arriva, impatta contro le certezze precostituite e lascia il segno. E lui aspetta, in silenzio, a mani giunte e scava, prima ancora che negli occhi della platea, nella memoria dei suoi ricordi. E nelle pause dei silenzi.
Condivide aneddoti, esperienze di vita vissuta, il suo peregrinare da sacerdote, le sue battute di arresto e le risalite, transitando per le trasmissioni, le cui registrazioni lo portano in giro per il mondo e mettendo, per ogni circostanza, intensa o meno intensa che sia, sul piatto della bilancia, il buono dell’intelligenza artificiale se usata per lo scopo per cui è stata creata e l’ottimo della sapienza del cuore, che nessuna banca dati può restituire.
Ripete spesso: «L’intelligenza artificiale avrebbe detto questo, la sapienza del cuore ha detto quest’altro». Perché in quella sapienza del cuore c’è il buon senso di chi è caduto e si è rialzato, la misericordia di chi ha ricevuto ed ora dà.
Come fare per non diventare esche o prede fagocitate dalla massificazione a cui oggi assistiamo? Ha offerto delle risposte don Carlo Candido. Il Progresso, ha sottolineato, è il prolungamento delle nostre gambe perché consente gli spostamenti da un punto all’altro del globo, con i mezzi di locomozione veloci; delle nostre orecchie, perché offre la possibilità di ottenere notizie da tutto il mondo; della nostra voce perché consente di inviare messaggi in tempo reale da una parte della terra a quella opposta; della nostra visuale perché fa in modo di farci vedere qualunque cosa anche restando al pc.
Don Marco rilancia su questo punto aggiungendo che l’unica parte del corpo che non cambia mai da quando nasciamo a quando moriamo e che non è soggetta ai mutamenti dello sviluppo né della vecchiaia, sono gli occhi, la pupilla.
Lo sguardo del cuore, la sapienza del cuore, può anche vivere, come del resto ha fatto fino ad ora, senza intelligenza artificiale, l’intelligenza artificiale dal canto suo, senza sapienza del cuore, resta una serie di dati sterili ed omologati che non parlano di autenticità, di unicità, di vissuto. Ma solo di trascritto. L’invito, rilanciato nella seconda giornata, è quello di non perdere mai di vista l’originalità della vita di ciascuno di noi e di non farne, di questa autenticità ed unicità, “cibo per algoritmi”.
L’I.A. sarà una risorsa, se ben accompagnata
Il pontefice, nel Messaggio per la 58ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, ha posto l’accento su “Intelligenza artificiale e sapienza del cuore: per una comunicazione pienamente umana”. Bergoglio sottolinea che l’accelerata diffusione di meravigliose invenzioni, il cui funzionamento e le cui potenzialità sono indecifrabili per la maggior parte di noi, suscita uno stupore che oscilla tra entusiasmo e disorientamento.
Siamo chiamati a crescere insieme, in umanità e come umanità. «Sentiamo parlare tanto dell’Intelligenza artificiale – ha dichiarato il vescovo Carlo Villano –, è una dimensione che occuperà sempre più spazio nella nostra quotidianità. Come ha sottolineato papa Francesco, ci vuole molta sapienza nell’accompagnare questi processi. Non sappiamo dove ci porterà questa strada, ma sicuramente l’I.A. sarà una risorsa se ben accompagnata.
Ci auguriamo che possa accompagnarci nelle scelte che possano essere autenticamente umane, che guardano alla dignità di ogni uomo». Il vescovo ha ringraziato don Marco Pozza per aver accolto l’invito e portato la propria esperienza di vita nella due giorni organizzata dall’Ufficio diocesano per le comunicazioni sociali di Ischia. Gli incontri con don Pozza si sono svolti nel pomeriggio del 10 maggio – nel quale ha partecipato anche il direttore editoriale di Segni dei Tempi di Pozzuoli, Carlo Lettieri – e nella mattinata dell’11 maggio.