Login

Lost your password?
Don't have an account? Sign Up

“Ogni Fine è un Nuovo Inizio”

RiCaritas vuole essere una rubrica che raccoglie le storie di persone speciali che gravitano attorno alla Caritas e che con i propri gesti donano una ricarica di speranza, amore e gioia

Sono trascorsi dodici mesi da quando i ragazzi del Servizio Civile hanno intrapreso il percorso presso la Caritas, e sono giunti ormai al termine di quest’esperienza. Le sensazioni delle primissime giornate riaffiorano alla mente, l’ansia e la paura di poter commettere errori erano palpabili, ma è bastato poco affinché i ragazzi si potessero ambientare nei luoghi e con le persone del Centro Papa Francesco. Nel corso del tempo molte cose sono cambiate e i ragazzi hanno incontrato diverse persone. Ognuno di loro ha avuto l’opportunità di arricchirsi e crescere, affrontando situazioni talvolta complesse e sperimentando la parte più difficile delle relazioni umane.

Numerose sono state anche le incomprensioni e le discussioni che hanno avuto luogo in questo percorso: le persone che chiedono aiuto hanno spesso alle spalle storie difficili e non è sempre facile per loro rapportarsi avendo un’immediata fiducia di chi gli porge una mano per aiutarli. Spesso, quindi, per i volontari c’è stato bisogno di non fermarsi alla superfice, ma andare oltre quel muro di sospetto che chi vive nella sofferenza mette per paura delle relazioni, per paura di essere rifiutato e di soffrire ulteriormente. I nostri ragazzi hanno avuto così modo di riflettere su cosa sia la vera Carità, quella con la C maiuscola che descrive San Paolo nella lettera ai Corinzi: “La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità.”. È stato chiaro dopo un po’ di tempo come l’aiuto del “pacco alimentare” fosse un mezzo per arrivare alla persona, che magari ha sì bisogno di mangiare, ma forse quello è “l’ultimo” dei suoi problemi.

Oltre al contesto di formazione sul campo, nella diocesi di Ischia, c’è stata la possibilità di lanciare lo sguardo più in là, verso altre realtà. Sono stati bellissimi e fondamentali i momenti di incontro che i volontari hanno avuto quest’anno nelle varie parti della Campania dove hanno incontrato altri ragazzi che nelle proprie Caritas svolgono il proprio servizio.

Il giorno più toccante è stato l’11 marzo, quello in cui si è andati a visitare la chiesa di San Nicola di Bari a Casal di Principe dove fu assassinato don Peppe Diana, sacerdote che si spese per la sua gente andando contro la camorra del luogo, non avendo paura di morire. La sua vita lascia un esempio di carità, che si “compiace della verità”, lui non si chiuse nell’omertà che regnava in quel luogo, ma decise di vivere nella trasparenza, dicendo anche cose scomode per l’epoca, sapendo che era per un bene superiore: quello della libertà dei figli di Dio.

I ragazzi hanno potuto vivere anche la parte della lettura ai Corinzi che dice: “Non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse”, stando a contatto con i bambini e i ragazzini che si avvicinano alla Caritas per il progetto doposcuola. Ci sono stati momenti in cui si è reso chiaro come i più piccoli abbiano una luce interiore che si riflette sugli altri: quando si pensa di star dando loro qualcosa, in realtà, sono proprio loro che stanno donando il loro mondo e il loro sguardo puro sulle cose e sulle persone.   

Da questa esperienza sono scaturiti inevitabilmente molteplici momenti di riflessione che hanno portato i rgazzi del Servizio Civile a capire cosa significhi non essere indifferenti o impassibili di fronte al disagio e al bisogno altrui. Forse hanno concluso che il male che affligge questo mondo non risiede nell’odio, nella rabbia o nel semplice desiderio di potere; al contrario, è quando si smette di provare sentimenti, credendo che la vita di una persona e la sua esistenza siano semplicemente irrilevanti e disconnesse dalla propria, che sorge il dilemma.  

Di conseguenza, il consiglio che questo gruppo di giovani intende prima di tutto dare a sé stessi e poi a voi lettori, è quello di tenere saldi nel cuore i valori acquisiti in questi mesi trascorsi presso la Caritas che hanno costituito una vera e propria “palestra” per temprare la pazienza, l’empatia, l’umiltà e, soprattutto, per imparare a donarsi quotidianamente.

La fine di questo percorso determina l’inizio di una nuova vita dedita al prossimo e più attenta alle esigenze di chi ha più bisogno. È quando si aprono gli occhi alle difficoltà che si riescono a vedere coloro che prima d’oggi erano invisibili.

Grazie di tutto Caritas.

I vostri Marzia, Alessia, Bruno e Agostino.

“Un albero il cui tronco si può a malapena abbracciare nasce da un minuscolo germoglio.
Una torre alta nove 
piani incomincia con un mucchietto di terra.
Un lungo 
viaggio di mille miglia si comincia col muovere un piede.”

Condividi su:

Facebook
WhatsApp
Email
Stampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*
*

su Kaire

Articoli correlati

I 1700 anni del Credo di Nicea

“Occasione straordinaria per essere una luce di speranza nell’oscurità di un mondo diviso e ferito” Il 2025 è l’anno in cui ricorrerà il 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico di