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“Educate i ragazzi alla libertà e al rispetto”

Francesco nel quartiere di Palmarola, nella periferia ovest di Roma, per il terzo appuntamento della “Scuola di preghiera” in vista del Giubileo.

Questa volta non erano i saloni o i teatri parrocchiali, ma un garage condominiale col pavimento in brecciolino, il muro di mattoni, gli alberi e le piante rampicanti e tutte intorno le saracinesche con dentro le auto parcheggiate e i residenti affacciati dai balconi. Al centro una poltrona; sedute davanti, una trentina di famiglie, coppie con neonati, bambini, ragazzi, nonni, parrocchiani della vicina chiesa di Santa Brigida di Svezia, un gruppo di donne immigrate dal Senegal, un uomo ortodosso, il presidente del Municipio XIV, Marco Della Porta. Insomma un’umanità variegata che all’ultimo momento è stata avvertita di questa speciale ora di catechismo pomeridiana. Alcuni arrivano a incontro già iniziato con le ciabatte o i vestiti di casa. Come la signora scesa “de corsa” dalle scale che provava a sistemarsi i capelli: “Oddio, ma che sorpresa e me lo potevate di’ prima!”.

È stato uno scenario del tutto inedito quello del terzo appuntamento della “Scuola di preghiera”, la serie di incontri del Papa a Roma nell’Anno della Preghiera in vista del Giubileo 2025.  Dopo bambini e adolescenti, Francesco ha voluto incontrare le famiglie nel quartiere romano di Palmarola, nella estrema periferia ovest della città.

L’arrivo e la sorpresa

La Fiat 500 L ha fatto il suo ingresso intorno alle 17 sulla rampa del palazzo di via Palmarola con i muri ancora in costruzione. Un iniziale silenzio, qualche occhio strabuzzato, gli smartphone pronti a riprendere la scena, poi Francesco ha salutato: “Buonasera a tutti” e da lì sono partiti applausi e i consueti “W il Papa!”. Il tragitto in mezzo alla gente è stato breve, scandito dal dono delle caramelle, da alcuni selfie rubati, da una signora che ha accarezzato il Pontefice e un’altra che si è fatta avanti per dire: “Che per caso farebbe una preghiera per mia madre?” e Francesco che l’ha benedetta. Sedutosi sulla poltrona, Jorge Mario Bergoglio ha quindi introdotto il botta e risposta con i presenti. Anzitutto ha guardato divertito all’inconsueto scenario: “Il muro… le piante… i pomodori…”, poi ha salutato il gruppo davanti ai suoi occhi: “Voi siete le famiglie, i giovani, i meno giovani, gli anziani, sempre la famiglia”.

Non farsi scoraggiare dalle “tempeste”

E di famiglia, delle sue sfide e difficoltà, delle bellezze e delle potenzialità per Chiesa e società, ha parlato il Papa sia in quella che ha definito scherzando “una predica”, sia nel successivo colloquio di circa tre quarti d’ora. “Difendiamo la famiglia, che è ossigeno per crescere i figli”, ha detto. Certo, ci sono i litigi, le discussioni, a volte anche le separazioni. “Tempeste” le ha chiamate Francesco, che però non devono scoraggiare. “Se i genitori litigano è normale, ma abbiano la possibilità di fare pace prima che finisca la giornata, perché la guerra fredda del giorno dopo è terribile”, ha ripetuto più volte, ribadendo le tre parole-chiave così semplici ma al contempo essenziali per far funzionare un rapporto di coppia: “Scusa, permesso e… grazie”. Anche i grazie più semplici: “Grazie per aver cucinato questa buona cena…”. E laddove non arrivano le parole basta “un gestino per fare la pace e ricominciare il giorno dopo”.

“I bambini ci guardano”

Sono piccoli passi del quotidiano importanti soprattutto per i bambini. “I bambini ci guardano”, ha detto il Papa citando il film del 1944 di Vittorio De Sica. “I bambini guardano papà e mamma” e soffrono quando vedono che non vanno d’accordo. Il Pontefice ha raccomandato infatti ai genitori separati di non parlare male l’uno dell’altro ma di educare i figli al rispetto.

Il mandato ai giovani: portate avanti la storia

Quattro ragazzi della parrocchia hanno poi chiesto al Papa in che modo è possibile oggi accrescere la fede: “La sola via è la testimonianza”, ha risposto lui. E proprio ai giovani ha lasciato un preciso mandato: “Voi avete la responsabilità di portare avanti la storia”. E farlo non rimanendo mai “caduti”: “Una delle cose belle dei giovani è che si rialzano. Tutti cadiamo nella vita, ma l’importante è non rimanere caduti se si scivola”.

“Un padre che traina…”

Un uomo ha espresso il desiderio di avere una Chiesa più grande in quel territorio che possa essere punto di ritrovo per tutti gli abitanti del quartiere. Si è parlato anche della Chiesa come comunità di persone, e non solo come luoghi di culto, che in questa zona di Roma sono molto meno presenti che in altri luoghi della città. Una signora – premettendo “io forse piango” – ha espresso la sua gratitudine al Papa: “Dalla Giornata Mondiale dei Bambini, dai suoi discorsi: quello che ci arriva è un padre che traina una grande comunità nelle piccole cose, nelle cose vere. Vederla qui davanti a un muro di mattoni è la cosa più emozionante… Domani facciamo la festa della parrocchia, ce piove sempre dentro, non abbiamo neanche l’asfalto, ma che ci importa, la facciamo comunque. E questa sua presenza ci fa sentire che lei fa parte della nostra comunità”.

Gli anziani, la saggezza. I bambini, una promessa

Tra risate e applausi, Papa Francesco si è agganciato proprio su quest’ultimo punto: “La Chiesa comincia a farsi nella comunità”. Ancora una volta è tornato poi l’appello a non trascurare gli anziani e prendersi cura dei bambini: “Le due punte… Una parrocchia dove i bambini non si ascoltano e i vecchi sono cancellati non è una vera comunità cristiana. Non dimenticate, i vecchi sono la memoria e i bambini la promessa”. “Non dimenticate i vecchi che sono la memoria del popolo di Dio”, ha insistito il Papa: “È vero che i vecchi a volte sono, anzi, siamo noiosi. Sempre parlano dello stesso: della guerra ecc. ma abbiamo una tenerezza molto grande”. E i bambini “capiscono il linguaggio della tenerezza”.

Volersi bene tra genitori

A proposito di bambini, due papà, uno di due gemelli, hanno chiesto al Papa come mantenere la fede in questi tempi difficili e come far restare i figli vicino alla Chiesa, anche dopo la Cresima, “il sacramento dell’addio”. “La testimonianza” è ancora la risposta. In primis quella che nasce in famiglia: “Il primo consiglio è volersi bene tra genitori – ha detto il Papa – perché i bambini devono poter sentire che mamma e papà si vogliono bene. Se dovete litigare non fatelo davanti ai bimbi, mandateli a letto e litigate quanto volete”.

Educare alla libertà

Altrettanto fondamentale è il dialogo con i propri figli. “Mai smettere di parlare con loro. L’educazione si fa col dialogo”, senza “mai lasciarli soli”, senza scandalizzarsi o pressarli, ma lasciandoli anche a un certo punto liberi: “Così si educa alla libertà”. “Fategli capire che possono parlare di tutto. Di tutto”, ha sottolineato poi il Papa: “Le cose della vita si imparano a casa non da altri che chissà cosa insegnano”.

Saluti e regali

Il saluto ad ognuno dei presenti ha concluso l’incontro con il Papa che ha distribuito abbracci e rosari, che si è concesso alle varie richieste di foto e che ha pure dialogato con “nonna Maria” collegata via Skype al telefono del nipote: “Ciao, prega per me. Grazie!”. In dono a queste famiglie Francesco ha lasciato un quadro raffigurante la Vergine Maria con il Bambino Gesù: “Così la potete conservare nel palazzo”. Il ricordo tangibile di un incontro che probabilmente nessuno dei residenti di questa porzione periferica di Roma avrebbe mai potuto immaginare.

di Salvatore Cernuzio – Vatican news

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