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Ispirazione divina della Scrittura

Papa Francesco continua la catechesi sullo Spirito Santo: « La volta scorsa abbiamo contemplato l’opera dello Spirito nella creazione; oggi lo vediamo nella rivelazione, di cui la Sacra Scrittura è testimonianza ispirata da Dio e autorevole. Nella Seconda Lettera di San Paolo a Timoteo è contenuta questa affermazione: «Tutta la Scrittura è ispirata da Dio» (3,16). E un altro passo del Nuovo Testamento dice: «Mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini da parte di Dio» (2 Pt 1,21).

Questa è la dottrina dell’ispirazione divina della Scrittura, quella che proclamiamo come articolo di fede nel Credo, quando diciamo che lo Spirito Santo «ha parlato per mezzo dei profeti». L’ispirazione divina della Bibbia. Lo Spirito Santo, che ha ispirato le Scritture, è anche Colui che le spiega e le rende perennemente vive e attive. Da ispirate, le rende ispiratrici. «Le sacre Scritture ispirate da Dio – dice il Concilio Vaticano II – e redatte una volta per sempre, comunicano immutabilmente la parola di Dio stesso e fanno risuonare nelle parole dei profeti e degli apostoli la voce dello Spirito Santo».

In questo modo lo Spirito Santo continua, nella Chiesa, l’azione di Gesù Risorto che, dopo la Pasqua “aprì la mente dei discepoli all’intelligenza delle Scritture”. … Poiché la Chiesa è dotata dello Spirito Santo – per questo è interprete –, essa è «colonna e sostegno della verità» (1 Tm 3,15). Perché? Perché è ispirata, tenuta ferma dallo Spirito Santo. E il compito della Chiesa è aiutare i fedeli e quanti cercano la verità a interpretare in modo corretto i testi biblici».

Il nostro Patrono Francesco d’Assisi è stato maestro anche in questo, su come un predicatore ispirato dallo Spirito Santo debba mostrarsi verso i propri ascoltatori. “Una volta raccontò ai frati questa parabola ricca di significato. «Ecco, supponiamo che si faccia un Capitolo generale di tutti i religiosi che sono nella Chiesa! Poiché vi sono dotti e ignoranti, sapienti ed altri che sanno piacere a Dio, pur essendo senza cultura, viene incaricato a parlare uno dei sapienti e uno dei semplici».

Il sapiente riflette–non per niente è dotto! –e pensa tra sé: «Non è questo il luogo di fare sfoggio di dottrina, perché vi sono qui luminari di scienza, e neppure farmi notare per ricercatezza nell’esporre cose sottili fra persone di ingegno sottilissimo. Forse sarà più fruttuoso parlare con semplicità». Arriva il giorno fissato e si radunano insieme tutte le comunità dei santi assetate di udire il discorso. Avanza il sapiente vestito di sacco, la testa cosparsa di cenere e, con meraviglia di tutti, predicando più con l’atteggiamento, dice brevemente: «Abbiamo promesso grandi cose, maggiori sono promesse a noi; osserviamo quelle ed aspiriamo a queste. Il piacere è breve, la pena eterna, piccola la sofferenza, infinita la gloria. Molti i chiamati, pochi gli eletti, ma tutti avranno la retribuzione!». Scoppiano in lacrime gli ascoltatori col cuore compunto e venerano come santo quel vero sapiente. «Ecco–esclama in cuor suo il semplice–questo sapiente mi ha portato via tutto ciò che avevo stabilito di fare e di dire. Ma so io cosa fare. Conosco alcuni versetti dei salmi. Farò io la parte del sapiente, giacché lui ha fatto quella del semplice».

Giunge la sessione del giorno dopo, il frate semplice si alza a parlare e propone come tema un salmo. E, infervorato dallo Spirito di Dio, parla con tanto calore, acume e dolcezza, seguendo il dono dell’ispirazione celeste, che tutti sono pieni di stupore ed esclamano giustamente: «Con i semplici parla il Signore». Dopo aver esposto la parabola, l’uomo di Dio la commentava così: «La grande assemblea è il nostro Ordine, quasi un sinodo generale che si raccoglie da ogni parte del mondo sotto una sola norma di vita. In questo i sapienti traggono a loro vantaggio le qualità proprie dei semplici, perché vedono persone senza cultura cercare con ardore le cose celesti e, pur senza istruzione umana, raggiungere per mezzo dello Spirito la conoscenza delle realtà spirituali. «In questo Ordine anche i semplici traggono profitto da ciò che è proprio dei sapienti, quando vedono umiliarsi con loro allo stesso modo uomini illustri, che potrebbero vivere carichi di onori in questo mondo. Da qui — concluse — risalta la bellezza di questa beata famiglia, che per le sue molteplici qualità forma la gioia del padre di famiglia» (FF 778).

Il Papa conclude: «Lo Spirito Santo, che ha ispirato le Scritture e ora spira dalle Scritture, ci aiuti a cogliere questo amore di Dio nelle situazioni concrete della vita. Grazie».

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