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Commentando il Vangelo di domenica scorsa Papa Francesco ha messo in evidenza la poca fede dei discepoli del Signore: «Oggi il Vangelo ci presenta Gesù sulla barca con i discepoli, nel lago di Tiberiade. Arriva all’improvviso una forte tempesta e la barca rischia di affondare. Gesù, che stava dormendo, si sveglia, minaccia il vento e tutto ritorna alla calma (cfr Mc 4,35-41). Ma in realtà non si sveglia, lo svegliano! Con tanta paura, sono i discepoli a svegliare Gesù.La sera prima, era stato Gesù stesso a dire ai discepoli di salire in barca e attraversare il lago. Loro erano esperti, erano pescatori, e quello era il loro ambiente di vita; ma una tempesta poteva metterli in difficoltà. Sembra che Gesù voglia metterli alla prova. Comunque, non li lascia soli, sta con loro sulla barca, tranquillo, anzi, addirittura dorme. E quando si scatena la bufera, con la sua presenza li rassicura, li incoraggia, li incita ad avere più fede e li accompagna oltre il pericolo. Ma possiamo fare questa domanda: Perché Gesù si comporta così? Per rafforzare la fede dei discepoli e per renderli più coraggiosi. Essi infatti, escono da questa esperienza più consapevoli della potenza di Gesù e della sua presenza in mezzo a loro, e dunque più forti e più pronti ad affrontare gliostacoli, ledifficoltà, compresa la paura di avventurarsi ad annunciare il Vangelo. Superata con Lui questa prova, sapranno affrontarne tante altre, fino alla croce e al martirio, per portare il Vangelo a tutte le genti».

Le Fonti Francescane raccontano di alcuni episodi dove san Francesco, come un altro Cristo, riesce a sedare tempeste e a salvare i naviganti in pericolo. “Frate Giacomo da Rieti, voleva attraversare un fiume con una barchetta; dopo aver portato i compagni sulla riva, da ultimo si preparava alla traversata. Ma quella piccola imbarcazione si ribaltò e, mentre il barcaiolo riusciva a nuotare, il frate fu sommerso. I frati, già sbarcati, invocavano con trepide grida il beato Francesco, come per obbligarlo, con pianti e preghiere, a soccorrere il figlio. Anche il frate sommerso, dal profondo gorgo, non potendo pregare con le labbra, lo faceva col cuore. Ed ecco, venutogli in aiuto il Padre, camminò sul fondo, come sull’asciutto, afferrò la barca sommersa e con essa arrivò alla spiaggia. Incredibile a dirsi! I suoi abiti non erano affatto bagnati: nemmeno una goccia d’acqua aveva bagnata la tunica”. … “Due uomini e due donne, con un bambino, navigavano sul lago di Rieti; poiché all’improvviso la barca si capovolse e si riempì d’acqua, la morte dei naviganti sembrava prossima.

Mentre tutti urlavano di spavento, senza alcuna speranza di salvarsi, una delle donne gridò con grande fiducia: «San Francesco, tu che da vivo mi hai concesso il dono dell’amicizia, porta ora dal cielo aiuto a chi sta per soccombere». Si presentò all’improvviso il Santo invocato, e condusse con tutta sicurezza al porto la barca ricolma di acqua. I naviganti avevano portato con sé una spada, che stava prodigiosamente a galla e seguiva tra le onde la barca. Alcuni marinai di Ancona, sbattuti da una forte tempesta, consideravano ormai inevitabile il naufragio.

Disperavano ormai di salvarsi e invocavano supplichevoli san Francesco; apparve allora sul mare uno splendore e con esso la calma, dono divino. Offrirono allora in voto un pallio di grande pregio e ringraziarono infinitamente il loro salvatore”. … “Un frate di nome Bonaventura navigava su di un lago con altri due uomini, quando la barca si spezzò su un fianco e poiché lasciava entrare l’acqua, affondava. Dal fondo del lago invocarono san Francesco, e la barca, benché piena d’acqua, arrivò coi naviganti al porto. Così anche un frate di Ascoli, caduto in un fiume, venne salvato per i meriti di san Francesco”. … “Un abitante di Pisa della parrocchia dei santi Cosma e Damiano, confermò con sua dichiarazione che, mentre era con molti in una nave in mare, la nave spinta da una violenta tempesta, si avvicinava ad infrangersi contro un monte. I marinai allora costruirono una zattera con gli alberi e le tavole e vi salirono con gli altri che erano sull’imbarcazione, come su di un rifugio. Ma detto uomo di Pisa, poiché non era fermo saldamente alla zattera, fu colpito in pieno da una violenta ondata e scagliato in mare. Poiché non sapeva nuotare, né gli altri potevano aiutarlo, calò disgraziatamente in fondo al mare. Non essendo in grado di parlare, si raccomandava con gran fede a san Francesco, d’un tratto fu sollevato come da una mano e ricondotto sulla zattera, in tal modo riuscì insieme agli altri a salvarsi. La nave poi, scagliata contro il promontorio, andò completamente distrutta” (FF 905).

Papa Francesco conclude: «La Vergine Maria, che accolse con umiltà e coraggio la volontà di Dio, ci doni, nei momenti difficili, la serenità dell’abbandono in Lui».

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