Omelia del Vescovo Carlo nella celebrazione eucaristica per il conferimento del sacramento della Confermazione presso la Parrocchia S. Maria delle Grazie in S. Pietro nella solennità dei santi Pietro e Paolo
At 12,1-11; 2Tm 4,6.17-18; Mt 16,13-19
Un gruppo di sette giovani ha atteso con trepidazione, sabato 29 giugno scorso, dopo lunga e accurata preparazione, che il Vescovo rispondesse alla loro richiesta di essere confermati nel cammino di fede iniziato da piccoli con il Battesimo, grazie al volere dei loro genitori. La loro richiesta è stata anche promessa, come ha sottolineato il parroco don Gioacchino nel presentarli, “di impegnarsi a vivere da cristiani, adulti e coscienti”.
Vivere da cristiani adulti e coscienti è senza dubbio un grande impegno, da affrontare con serietà, ma avendo anche punti di riferimento e, come ha sottolineato il Vescovo nell’omelia, avendo anche una buona bussola che guidi i propri passi nella vita. Fondamentale, in questo cammino, è la relazione che ognuno di noi riesce a stabilire con Gesù, ma prima di tutto l’ascolto della Parola, fonte infinita di suggerimenti e ponte tra noi e il Signore.
Nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, la Liturgia della Parola propone il brano, tratto dal Vangelo di Matteo, nel quale Gesù pone ai suoi discepoli la doppia domanda sulla sua identità: “La gente, chi dice che io sia?” e “Ma voi, chi dite che io sia?”. Non si tratta certo di un sondaggio che Gesù avvia per comprendere il suo livello di popolarità presso la gente, ma una questione ben più grande, una lezione che Gesù impartisce ai suoi discepoli, un messaggio potente che, partendo dai lui, va ai discepoli e arriva forte e chiaro anche ai sette giovani cresimandi attraverso il loro Vescovo, configurandosi per loro come perfetto punto di riferimento e bussola per orientare le vite in senso cristiano.
«Le due domande, benché differenti, credo esprimano due modi di essere Chiesa e di vivere la nostra fede, che vuol dire, in concreto, vivere il nostro rapporto con Gesù: chi è per me Gesù? È quello che mi raccontano gli altri, quello che ho imparato dal catechismo? è quel Gesù di cui sento vagamente parlare?».
Le due domande – ha spiegato il Vescovo – condensano e sintetizzano due modi di vivere la relazione con il Signore, entrambi importanti, che vanno esperiti nella propria vita: ciò che gli altri ci raccontano, dunque altrui esperienze, ma anche tradizione e soprattutto incontro con il fratello in difficoltà, e poi l’esperienza personale e privata.
C’è però anche un altro aspetto fondamentale che il Vescovo ha voluto sottolineare ai giovani cresimandi: Pietro è senza dubbio un uomo con molti limiti ed esitazioni, i Vangeli lo dicono molto chiaramente. Eppure, dopo la sua risposta – “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” – Gesù gli consegna le chiavi del regno di Dio, facendone la pietra sulla quale edificare la sua Chiesa, luogo santo di incontro e vicinanza con il Signore, con tutte le sue contraddizioni. Gesù accetta i limiti di Pietro e con essi accetta i limiti della sua Chiesa. È la distanza che esiste tra l’amore smisurato di Dio per l’uomo e quanto invece l’uomo riesce a dare:
«Una distanza che però non è tale se noi la intendiamo come questo Pietro che davanti al Signore si pone per quello che è e non per quello che gli altri vorrebbero che lui fosse. Egli mette nelle mani di Gesù tutta la sua umanità, tutto il bene che lui gli può dare, oltre il quale lui non riesce ad andare. Allora Gesù accoglie Pietro in tutta la sua bellezza e in tutta la sua umanità che vuol dire saperlo accogliere in tutti i suoi limiti di amore».
Dio ci accoglie con i nostri limiti e questo è un messaggio confortante per i giovani che si apprestano ad affrontare la vita con tutte le sue difficoltà. Ci viene in aiuto anche la Prima Lettura che ci parla di san Pietro liberato dalle catene perché aveva confidato nelle parole dell’angelo:
«Il Signore è colui che ci libera da tante catene, le catene che ci impediscono di vivere in maniera autentica nei nostri rapporti, tra di noi e con il Signore. Pensiamo a quante catene ci legano nella nostra vita, tutti quegli ostacoli che a volte noi stessi ci poniamo e ci impediscono di incontrare il Signore. Si tratta a volte delle nostre paure, delle nostre insicurezze, il nostro timore degli altri».
È necessario dunque liberarsi dalle catene, dalle dipendenze che soprattutto tra i giovani, impediscono di esprimersi con genuinità e autenticità, quelle che invece ha avuto il coraggio di utilizzare Pietro nel suo dialogo con Gesù.
Anche san Paolo, nella Seconda Lettura ci suggerisce – ha proseguito Padre Carlo – di fare della nostra vita una palestra di allenamento, guardando alla sua Parola come bussola per i nostri passi. Il Vescovo si è poi così rivolto ai giovani cresimandi: «Carissimi ragazzi e ragazze, credo che in età adulta questa bussola di riferimento deve essere la Parola di Dio, che dovrebbe essere davvero un rapporto quotidiano, un alimento di cui ci nutriamo per orientare la nostra vita, per cercare di rendere presente la volontà di Dio nei nostri gesti, nelle nostre azioni, nei nostri pensieri e nei nostri sentimenti. Auguri!».