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L’importanza del nome

Sospeso il ciclo di catechesi del mercoledì per la pausa estiva riportiamo una breve riflessione che Papa Francesco ha voluto condividere con i fedeli durante l’Angelus di domenica scorsa in Piazza Unità d’Italia a Trieste per la Visita Pastorale: «Ho voluto ringraziare l’Arcivescovo, per tante cose, ma soprattutto per una: che non ha “parlato” dei malati … Li ha nominati! Li conosce per nome! E questo è un esempio, perché la carità è concreta, l’amore è concreto. Ringrazio tanto l’Arcivescovo perché ha questa abitudine. Ogni persona, sana o malata, grande o piccola, ogni persona ha una dignità. La dignità si fa vedere con il nome e lui conosce il nome. Molto bello. Adesso mi auguro che vada avanti in questa conoscenza, perché una volta ho trovato un parroco di montagna – era parroco di tre villaggi –, e gli dissi: “Ma dimmi, tu sei capace di conoscere la gente per nome?”, e lui mi ha risposto: “Io conosco anche il nome dei cani delle famiglie!”.

Adesso mi auguro che lui vada avanti e conosca i nomi dei cani».  Il nome identifica le persone, a tutti viene dato un nome dalla nascita e ha un suo significato in genere legato alla vita di un santo o ad un elemento della natura o di carattere storico. Anche il nome del nostro patrono Francesco d’Assisi ha una sua storia. Il suo biografo Tommaso da Celano racconta la scelta del nome del santo da parte dei suoi genitori alla sua nascita, anche se in realtà il nome Francesco, dato in un secondo momento, era un soprannome e deriva dall’amore che avevano per la Francia sia la madre, donna Pica, di origine francese, sia il padre, innamorato di questa nazione, dove spesso commerciava le stoffe. Il suo nome di battesimo era Giovanni. “Il servo e amico dell’Altissimo, Francesco, ebbe questo nome dalla divina Provvidenza, affinché per la sua originalità e novità si diffondesse più facilmente in tutto il mondo la fama della sua missione. La madre lo aveva chiamato Giovanni, quando rinascendo dall’acqua e dallo Spirito Santo, da figlio d’ira era divenuto figlio della grazia.

Specchio di rettitudine, quella donna presentava nella sua condotta, per così dire, un segno visibile della sua virtù. Infatti, fu resa partecipe, come privilegio, di una certa somiglianza con l’antica santa Elisabetta, sia per il nome imposto al figlio, sia anche per lo spirito profetico. Quando i vicini manifestavano la loro ammirazione per la generosità d’animo e l’integrità morale di Francesco, ripeteva, quasi divinamente ispirata: «Cosa pensate che diverrà, questo mio figlio? Sappiate, che per i suoi meriti diverrà figlio di Dio». In realtà, era questa l’opinione anche di altri, che apprezzavano Francesco, già grandicello, per alcune sue inclinazioni molto buone. Allontanava da sé tutto ciò che potesse suonare offesa a qualcuno e, crescendo con animo gentile, non sembrava figlio di quelli che erano detti suoi genitori. Perciò il nome di Giovanni conviene alla missione che poi svolse, quello invece di Francesco alla sua fama, che ben presto si diffuse ovunque, dopo la sua piena conversione a Dio.

Al di sopra della festa di ogni altro santo, riteneva solennissima quella di Giovanni Battista, il cui nome insigne gli aveva impresso nell’animo un segno di arcana potenza. Tra i nati di donna non sorse alcuno maggiore di quello, e nessuno più perfetto di questo tra i fondatori di Ordini religiosi. È una coincidenza degna di essere sottolineata. Giovanni profetò chiuso ancora nel segreto dell’utero materno, Francesco predisse il futuro da un carcere terreno, ignaro ancora del piano divino” (FF 583).

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