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Toni alti, incomprensioni e la fatica di cristificarci

Commento al Vangelo Gv 6,51-58

Carissimi amici,

In questa domenica il vangelo continua a raccontarci questa disputa tra Gesù e gli abitanti di Cafarnao in sinagoga. Nella lettura del capitolo sesto del Vangelo di Giovanni non dobbiamo perdere di vista il punto di partenza: Gesù aveva compiuto un segno, quello della moltiplicazione dei pani e dei pesci, ma quel segno era stato frainteso, era stato il grande fallimento di Gesù perché la gente aveva preso Dio per uno che risolve i loro problemi.

Rientrato nella sinagoga di Cafarnao Gesù comincia a proclamare che lui è il vero pane e per questo si accende una polemica contro di lui. Il dibattito sembra avere toni molto accesi e in questa domenica continuiamo ad inoltrarci in questo discorso molto bello ma impegnativo. Gesù invece di moderare i toni del discorso alza l’asticella, lui amplifica le sue parole; non ci dice di fermarci, di capire meglio, ma alza la posta, ci dice di mangiare di lui, e lui pretende di essere una cosa sola con il Padre. Per noi oggi queste parole sembrano normalissime, ma pensate cosa provocarono nell’animo di quella gente che aveva nel cuore il grande pilastro monoteistico della fede di Abramo!

Gesù dice di essere l’unico a sapere chi è Dio, non perché ne ha fatto esperienza come me o te che stai leggendo, ma lui pretende di essere uguale a Dio! E Gesù prede coscienza e consapevolezza di questo. Ci ha messo del tempo prima che la sua umanità prendesse consapevolezza della sua identità profonda, della sua natura. Nel vangelo oggi troviamo questa espressione: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna”. Per capire Dio c’è bisogno di passare per Gesù Cristo. Bisogna credere nel Dio di Gesù Cristo e non in un Dio che posso fare a mia immagina e somiglianza.

Questa affermazione un po’ “cannibalistica” di Gesù, credo che abbia sconvolto quella gente che lo ascoltava, ma Gesù sta dicendo che il discepolo deve entrare in una profonda dimensione e comunione con lui; il discepolo deve pensare che tutto quello che ha fatto Gesù diventa il suo modo di essere. Il sangue nell’antropologia biblica significa l’interezza della persona e la sua essenza in particolare, la carne invece nell’antropologia biblica significa l’interezza della persona e la sua debolezza. Dicendo chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, Gesù ci sta dicendo: “Prendimi tutto non solo quello che ti piace, prendimi tutto anche la mia essenza!”. E quale è l’essenza di Gesù? È l’unione che ha con il Padre. Siamo chiamati a cristificarci. Gesù qui svela le carte e ci dice: “Guardate come sono veramente io!”. Il discepolo è chiamato ad entrare in sintonia con il cuore di Cristo, con le sue scelte, i suoi pensieri, i suoi comportamenti. Significa entrare in un dinamismo di amore e diventare persone di pace, persone di perdono, di riconciliazione, di condivisione solidale.

Gesù, in questo modo, “dimora” dentro di noi, entra in stretta relazione con noi. Gesù continua il suo ragionamento e dice qualcosa di straordinario: bisogna cibarsi di lui per avere la vita dell’eterno. E questo ci fa pensare all’Eucarestia; non possiamo non pensare alle nostre Eucarestie. A volte dimentichiamo una cosa essenziale: l’Eucarestia ci è donata per fare esperienza di lui, perché possiamo cristificarci. In quel pane e quel vino c’è totalmente la presenza del Signore e quello che io so è che li c’è il Cristo. Oggi è importante accettare una sfida: Gesù ci dice ecco questo sono io, volete accostarvi a me? Come ci accostiamo all’Eucarestia? La sfida di Gesù è lanciata.

Domenica prossima vedremo l’epilogo, il termine di questo grande discorso. Siamo nel cuore dell’estate, proviamo a cristificarci, proviamo ad avere il coraggio di fare nostri i pensieri e le parole di Cristo. Buona domenica!

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