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I cieli narrano la gloria di Dio

La Via Lattea e il nostro posto tra le stelle dell’Assunta

Nel cuore dell’estate le notti ci portano a contemplare la galassia della quale il nostro sistema solare fa parte, sebbene siano entrambi “periferici”. Un invito a essere consapevoli di ciò che siamo

Assunta, solennità ricca di cieli, stelle, dragoni, grandezza e umiltà. Come la Via Lattea, la nostra casa.

È una galassia cosiddetta a spirale barrata, con un diametro di circa 100.000 anni luce. La sua struttura comprende un nucleo centrale denso, un bulbo galattico, un disco sottile contenente i bracci a spirale e un alone di vecchie stelle e ammassi globulari.
Il nome “Via Lattea” deriva da un mito greco. Secondo la leggenda, Zeus, il re degli dei, ebbe un figlio con Alcmena, una mortale. Questo figlio, Eracle o Ercole, doveva essere nutrito con il latte divino per diventare immortale. Zeus cercò allora di farlo allattare da sua moglie, Era, mentre dormiva. Tuttavia, lei si svegliò improvvisamente e, vedendo un bambino sconosciuto che succhiava il suo seno, lo allontanò bruscamente. Nel farlo, alcune gocce del suo latte si sparsero nel cielo, creando una luminosa scia di stelle.
Le prime osservazioni al telescopio di Galileo Galilei nel 1610 ci resero conto che quella nebulosità biancastra era costituita da un numero enorme di stelle troppo deboli per poter essere distinte ad occhio nudo. Il primo a teorizzare che la Via Lattea fosse una galassia fu il filosofo tedesco Immanuel Kant che ipotizzò correttamente che fosse un oggetto costituito da un gran numero di stelle tenute insieme dalla gravità.

Meravigliosamente unici? No. Osservazioni nei secoli successivi fatte da eminenti astronomi come William Herschel prima ed Edwin Hubble, esattamente cento anni fa, confermarono come la Via Lattea sia una delle tante galassie presenti nell’universo. Scartati e residuali, banalità cosmica. Il nucleo della Via Lattea ospita un buco nero supermassiccio, noto come Sagittarius A*, che esercita una forte influenza gravitazionale tenendo insieme il tutto.

All’osservatore anche distratto essa appare come una banda luminosa nel cielo notturno, visibile a occhio nudo in aree con poca illuminazione artificiale. Questa luminosità è dovuta alla luce collettiva delle numerose stelle situate nel piano galattico. Le stelle più vicine al centro della Via Lattea si trovano nel bulbo, mentre quelle più lontane risiedono nei bracci a spirale, dove si formano nuove stelle.

In questa grandiosa sinfonia di luci, energia e polveri, il nostro sistema solare non è al centro, anzi, è decisamente in periferia. La nostra posizione è situata nel braccio di Orione, a circa 27.000 anni luce dal centro galattico. Quindi non solo ognuno di noi è un granello minimo in tale immensità cosmica, ma la stessa galassia di cui facciamo parte non è altro che una tra tantissime, e il nostro sistema solare un piccolo ammasso di materia e pianeti attorno a una dei miliardi di stelle che ci circondano nella nostra stessa galassia.

Siamo periferia della galassia di una galassia che è particella di un numero impossibile da scrivere o tenere a mente. Nonostante questo potenziale avvilente nulla, ognuno di noi è irripetibile, sente l’unicità della propria esistenza, pur essendo frammento sente in sé la presenza di un tutto, di essere tutto in qualche modo. Nell’estrema umiltà – se non umiliazione – della nostra condizione, scarto secondo il mito, c’è una grandezza che ci abita, una sensazione di divino nell’assolutamente transitorio di ognuno.
La Via Lattea rappresenta in modo meraviglioso e potente le parole della Vergine Maria, l’umiltà di una serva che è madre, l’impotenza che diventa perno attorno a cui ruota l’intera storia della salvezza, laddove la libertà e il nostro nulla vengono consegnati alla meraviglia di un annuncio che fa brillare ogni cosa di luce divina.

Buona Assunta a tutti coloro che, alzando gli occhi al cielo, sentono sussultare il loro cuore di umile consapevolezza divina.

di Don Luca Peyron – Avvenire

La Via Lattea – Foto di Marcello Chifari

Don Luca Peyron, sacerdote della diocesi di Torino, dov’è parroco e responsabile della Pastorale universitaria, è anche appassionato astrofilo: sono famose le sue osservazioni del cielo con telescopio dal tetto della sua parrocchia torinese. È autore del libro “Cieli sereni. Trovare Cristo seguendo le stelle (e con l’uso del telescopio)” (San Paolo).

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