Oms ed Unicef pronti a vaccinare 640mila bambini, dopo la conferma di un caso e la scoperta del virus in diversi campioni ambientali. Appello dell’Associazione pediatrica israeliana
Due gocce per ogni bambino di Gaza sotto i dieci anni. Una corsa contro il tempo per impedire alla poliomielite di dilagare nella Striscia. Entro l’inizio di settembre è previsto il lancio di due cicli di vaccinazione, ma se i combattimenti continueranno senza sosta, a Gaza potrebbe aggiungersi una catastrofe in più. Non solo le agenzie sanitarie internazionali ma l’«Associazione pediatrica israeliana» sta insistendo da giorni chiedendo un cessate il fuoco che consenta almeno di impedire la diffusione del virus.
Dopo che è stato accertato il primo caso su un bambino di 10 anni, come hanno confermato gli esami di laboratorio che è stato possibile svolgere in Giordania, l’associazione israeliana avverte che «senza accesso ai vaccini, l’attuale epidemia potrebbe diffondersi e mettere in pericolo i bambini in tutta la regione». Il vaccino è già disponibile, e serve a prevenire la diffusione della variante circolante del poliovirus di tipo 2.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e l’agenzia Onu per la protezione dell’Infanzia (Unicef) «chiedono a tutte le parti in conflitto di attuare tregue umanitarie nella Striscia di Gaza per sette giorni per consentire lo svolgimento di due cicli di campagne di vaccinazione». Le pause nei combattimenti consentirebbero ai bambini e alle famiglie di raggiungere in sicurezza le strutture sanitarie e agli stessi operatori di raggiungere i bambini che non possono accedere alle strutture sanitarie.
«Senza le tregue umanitarie, la realizzazione della campagna non sarà possibile», dicono le organizzazioni delle Nazioni Unite. La vaccinazione sarà somministrata da 708 squadre, tra cui ospedali da campo e centri di assistenza sanitaria primaria in ogni municipalità della Striscia di Gaza. A complicare le cose non c’è solo il conflitto con i suoi già alti rischi, ma le continue richieste di sfollamento dei civili che rendono proibitiva la logistica e la sicurezza delle operazioni sanitarie. Circa 2.700 operatori sono stati formati e sono pronti a sostenere la somministrazione di entrambi i cicli.
di Nello Scavo – Avvenire