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Le sette piante della Terra d’Israele: il fico

Terra di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni; paese di ulivi di olio e di miele. (Dt 8,8)

La Terra promessa è la terra di latte e miele, terra che dona al popolo ciò di cui ha bisogno, terra che nutre, protegge e custodisce.

Nella Bibbia il cibo ha un valore simbolico, rappresenta il bisogno dell’uomo di nutrimento, non solo fisiologico ma anche spirituale.

Nutrirsi ha un valore di sacralità, preparare il cibo è un rituale e la tavola è il luogo delle relazioni e dei ricordi: a tavola non ci si siede, la tavola la si abita!

Il fico non solo è menzionato molte volte nella Bibbia, ma nel corso dei secoli è diventato parte del nostro patrimonio culturale. Nelle prime pagine della Genesi si legge: “Allora si aprirono gli occhi ad entrambi e s’accorsero che erano nudi; unirono delle foglie di fico e se ne fecero delle cinture.” (Genesi 3,7).

Il fico dunque irrompe nella storia e con le sue foglie offre aiuto ad Adamo ed Eva i quali, sconcertati, cercano una soluzione, alquanto fragile e inadeguata, alla morte innescata dal peccato. Le Scritture non dicono se il fico fosse il frutto proibito e questo silenzio ha portato a varie ipotesi, i rabbini sostengono che le piante indiziate potrebbero essere quattro: il fico, la vite, il cedro e il grano. Perché proprio queste? La risposta è che esse simboleggiano quattro grandi tentazioni: il sesso, l’ebbrezza, la bellezza e il denaro.

Qualsiasi sia il frutto incriminato, ciò che le Scritture sottolineano è come la prima coppia, cedendo alla seduzione del possesso e rinunciando al dialogo con Dio, abbia innescato la degenerazione del creato e abbia permesso alla morte di entrare nel mondo (Sapienza 2,24).

Nella Bibbia il fico ha, tuttavia, un significato positivo: simboleggia la pace, la benevolenza, la grazia. Le sue foglie fanno ombra nei giorni di arsura, i suoi frutti sono dolci e nutrienti, la sua polpa ha proprietà curative (II Re 20,7).

Nel mondo giudaico l’ombra del fico è il luogo ideale dove collocarsi per entrare in dialogo con Dio e studiare la Torah: esso infatti evoca l’immagine dell’albero cosmico che, connettendo il cielo alla terra, rende presente l’eterna alleanza tra Dio e l’uomo. L’episodio di Natanaele raccontato dall’ Evangelista Giovanni può essere decifrato con questa chiave di lettura:

Gesù vide Natanaele che gli veniva incontro e disse di lui: «Ecco un vero Israelita in cui non c’è frode». Natanaele gli chiese: «Da che cosa mi conosci?» Gesù gli rispose: «Prima che Filippo ti chiamasse, quando eri sotto il fico, io ti ho visto». (Gv 1,43-51)”

Cosa vede Gesù in Natanaele? Vede un uomo pronto ad accogliere il Messia perché lo stare sotto il fico indica che le Scritture si sono impresse nel suo cuore.

Anche in altre tradizioni il fico è un albero speciale. La tradizione indiana racconta che nel 530 a.C. arrivò a Bodh Gaia, un luogo remoto dell’India, il principe Siddharta che era da sei anni in cammino alla ricerca della verità; dopo molti fallimenti e pratiche inutili, si sedette nella posizione del loto sotto un albero di fico, iniziò a meditare e, dopo sette settimane, raggiunse l’illuminazione diventando così il Buddha, ossia colui che si è risvegliato.

I fichi sono una prelibatezza per il palato: mangiarli, prendendoli direttamente dall’albero, è un’esperienza unica che coinvolge anche il tatto grazie al siero zuccheroso che essi rilasciano.

Fonte: Francesca Arnstein – Fratesole

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