LUCA ATTANASIO, AMBASCIATORE DI UMANITA’
Anna Spena*
Luca Attanasio aveva 44 anni. Viveva nella Repubblica Democratica del Congo con la moglie e le loro tre bambine; l’incarico come ambasciatore era iniziato nel 2017. É stato ucciso, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci, mentre viaggiava da Goma a Rutshuru con un convoglio delle Nazioni Unite.
L’attentato è avvenuto sulla RN4, si pensa ad un tentativo di rapimento. «Lavoro nella cooperazione dal 2005», racconta Nicolò Carcano, Regional Manager di Avsi (AVSI, organizzazione non profit, nata nel 1972, realizza progetti di cooperazione allo sviluppo e aiuto umanitario in 33 Paesi, inclusa l’Italia) per la Repubblica Democratica del Congo e per il Sud Sudan, «ho conosciuto decine di ambasciatori, ma uno come Luca Attanasio non l’avevo mai incontrato. Una persona di una disponibilità rara, attento alle persone.
Nessun ambasciatore, tra quelli intercettati nel mio percorso lavorativo, mi ha mai dato il suo numero di telefono personale. Attanasio l’ha fatto e ha detto “Chiamami per qualsiasi cosa”. Immagino sia stato lo stesso anche per altri. Ci scrivevamo su WhatsApp.
Nell’aprile dello scorso anno, in piena pandemia, quando per motivi personali avevo urgenza di rientrare in Italia e tutti gli aeroporti erano chiusi, è stato lui che ha organizzato il mio volo di rientro».
«È incredibile», continua Carcano, «come una persona possa ricoprire un ruolo di così alto livello istituzionale e rimanere di un’umanità straordinaria». La Repubblica Democratica del Congo è uno degli stati più grandi di tutto il continente africano; il paese possiede moltissime risorse naturali ma presenta indici di sviluppo tra i più bassi al mondo. Diverse guerre civili hanno segnato la storia del Congo fin dalla sua indipendenza nel 1960 arrivando a scatenare una delle più gravi crisi umanitarie al mondo tra il 1998 e il 2003 definita “la guerra mondiale africana” che ha provocato lo sfollamento di gran parte della popolazione congolese.
Ad oggi la situazione non è stabile, soprattutto nell’Est del paese, dove predomina l’insicurezza.
Attanasio viveva a Kinshasa, capitale del Congo, nella zona ovest del Paese. «Due ore di volo da Goma, che invece si trova nella zona est», spiega Carcano. «Il Congo è un Paese difficile ma al suo interno è ancora più spaccato. La zona Ovest è “relativamente” tranquilla.
La zona est, invece, è instabile. Da oltre 50 anni è dilaniata da conflitti di varia natura. Sono almeno 120 le bande armate presenti». Attanasio era partito da Kinshasa il venerdì precedente la sua scomparsa, per visitare la zona orientale del Paese, attività che si era impegnato a svolgere almeno uno o due volte all’anno. «È arrivato a Goma in aereo», spiega Carcano. «Da lì ha iniziato i suoi giri in macchina. Domenica sera ha organizzato una cena in un ristorante italiano di Goma dove ha invitato tutti i connazionali italiani della zona.
C’era anche un gruppo di cooperatori di Avsi. E martedì 23 è successo quello che sappiamo. Mentre si dirigeva a Bukavu nella provincia di Kivu Sud per vedere di persona, come spesso amava fare, un progetto sulla sicurezza alimentare del World food Program, la macchina su cui viaggiava è stata attaccata.
Ogni strada ad est del Paese è potenzialmente pericolosa, gli spostamenti sono sempre complessi. Prassi comune è informarsi prima e avere “la garanzia” che quel passaggio sia “libero”. L’avranno sicuramente fatto anche loro.
Ma ripeto i gruppi armati che per finanziarsi si dedicato ad attività di rapimento a scopo di estorsione sono davvero molti». La Procura di Roma ha aperto un’indagine. Un team di investigatori del Ros è partito alla volta di Kinshasa, capitale della Repubblica democratica del Congo, per affiancare gli investigatori locali nelle indagini relative alla morte.
Avsi è presente nel paese dal 1973, lavora nelle province Nord Kivu, Tanganyika, Haut Katanga e Ituri per rispondere ai bisogni di migliaia di sfollati e per garantire un’educazione di qualità alle nuove generazioni, per la sicurezza alimentare e la protezione dei bambini.
* Vita.it