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SAN CASIMIRO

Principe di Polonia

4 marzo

Neppure 26 anni di vita, in mezzo agli splendori della corte ed alle tentazioni del potere; una santità conquistata palmo a palmo, anche a prezzo di sacrifici e rinunce.
Casimiro nasce a Cracovia nel 1458, terzogenito dei tredici figli del re di Polonia.

Tutti i suoi fratelli riescono a possedere la corona regale, a lui solo è riservata l’aureola dei santi. Perché la prima, se avesse voluto, l’avrebbe avuta in capo già a 13 anni, quando cioè gli Ungheresi si sono ribellati al loro re, lo hanno deposto dal trono e, poi, sono andati ad offrire la corona a lui.

Che è soltanto un ragazzo, ma ha le idee molto chiare: appena viene a sapere che il papa è contrario alla deposizione del re ed all’imposizione con la forza di un successore così giovane, rinuncia alla corona e ad ogni ambizione del regno, che avrebbe fatto gola a chiunque, tanto più ad un adolescente.

Sarebbe uno sbaglio, però, considerarlo un ragazzo senza ambizioni. Educato cristianamente e con saldi principi morali, egli sogna infatti di realizzare in sé l’ideale ascetico della povertà e dell’umiltà, pur restando nel mondo e continuando ad essere impegnato in politica. Anzi, servendosi proprio di quest’ultima per realizzare la giustizia, difendere i più deboli e soccorrere i poveri, che a quei tempi erano più numerosi di oggi e vivevano solo di carità.

Il re suo padre, impegnato in una vasta operazione di espansione del regno e con l’ambizione di abbracciare in un unico regno tutti gli stati tra il Baltico e il Mar Nero, gli affida la reggenza della Polonia e Casimiro non lo delude, dimostrando intelligenza politica e prudenza di governo, anche se la salute, minata dalla tubercolosi, comincia a dargli i primi seri problemi.

Diversamente non si comporta quando il padre lo nomina vicecancelliere della Lituania: dignitari e sudditi ammirano in lui tanta delicatezza e semplicità, un’ attenta sensibilità verso i più umili, una carità smisurata, tanta preghiera e penitenza.

E tutto senza tralasciare gli impegni di governo, anzi illuminando e dando un senso a questi proprio con quelle virtù che tutti gli riconoscono.

Servitore fedele del suo stato, una sola volta si oppone alla ragion di stato: quando il padre gli chiede di sposare una figlia dell’imperatore tedesco Federico III, nel quadro di una politica matrimoniale che mira ad allargare i già estesi confini del regno polacco.

Casimiro, con una fermezza non certo sconosciuta a chi gli è vicino, ma con grande scandalo dei soliti benpensanti e di quanti ritenevano politicamente necessario quel matrimonio, non ne vuole assolutamente sapere, rivelando di essersi consacrato a Dio, “monaco” nel mondo immerso negli impegni di corte.

Muore in Lituania il 4 marzo 1484, a poco più di 25 anni. Per lui si istruisce un regolare processo di beatificazione, culminato nel 1520, durante il concilio Lateranense, con la solenne conferma di un culto che polacchi e lituani da sempre hanno tributato al loro principe santo che «volle sempre esser considerato fra i miti e i poveri di spirito, piuttosto che fra i nobili e i potenti di questo mondo».

Il quadro raffigurante San Casimiro, nella Cattedrale di Vilnius, è considerato miracoloso. Presenta infatti il Santo con due mani destre (e, quindi, tre mani in tutto).
Secondo la leggenda, il pittore, insoddisfatto della prima bozza dell’opera, cerca di ridisegnare la mano in una diversa posizione, coprendo quella vecchia. Poco dopo, però, la prima mano, inspiegabilmente, riappare.

Secondo altre interpretazioni, invece, il pittore sceglie appositamente di dipingere tre mani al fine di sottolineare l’eccezionale generosità del Santo.

Rimane il fatto che tuttora l’iconografia di Casimiro prevede che il Santo abbia tre mani, oltre che vari gigli (simbolo della verginità).

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