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Quando le favole guariscono i bambini dal “mal di covid”

QUANDO LE FAVOLE GUARISCONO I BAMBINI DAL “MAL DI COVID”

Elvira Zaccagnino*                            

Nell’anno trascorso e nei giorni che ancora viviamo, i bambini e le bambine hanno dovuto fare i conti con uno scompaginamento totale della loro realtà. La rottura dei ritmi, della quotidianità, delle abitudini che scandivano i loro giorni e la loro crescita – la loro età bambina – ha impattato sulla costruzione del loro mondo interiore, attraverso l’incontro e lo scontro con una realtà drammatica, confusa, inedita. Se noi adulti abbiamo faticato, pensiamo a cosa sia successo a loro. Non a tutti i bambini, ovviamente, è successa la stessa cosa. Molta della loro tenuta è dipesa da chi hanno avuto accanto in questo anno di Covid.

Per ogni bambino o bambina che ha avuto la fortuna di avere al proprio fianco genitori, nonni o insegnanti in grado di raccontare la realtà nuova con parole, metafore a loro comprensibili e da loro sostenibili, ci sono altrettanti bambini e bambine che stanno facendo i conti con un groviglio di emozioni non risolto e con un’età interrotta. C’è un’infanzia che ha bisogno oggi di adulti in grado di accompagnare i piccoli nelle loro emozioni. E c’è bisogno di nuove storie, nuove favole che ci aiutino a far emergere queste emozioni nei bambini. Il tema è riconoscere il trauma e autorizzarsi a lavorare sulla sua elaborazione, disattivando la tentazione della rimozione. Qualcosa di traumatico è accaduto. Riconoscere questo valore stressorio nei bambini da parte di chi educa, significa aver cura di educare in un contesto di realtà i bambini per andare oltre.

Scrive Daniel Goleman nel testo Costruire l’intelligenza emotiva. Esercizi per educare la resilienza nei bambini scritto a quattro mani con Linda Lantieri e frutto di un lavoro avviato dopo il crollo delle Torri gemelle con i bambini traumatizzati dall’evento (edito in Italia da edizioni la meridiana): “Fornendo una base stabile, gli adulti attenti possono creare nella vita dei bambini un ambiente che consenta al loro cervello di funzionare al meglio. Quella base diviene un porto sicuro, un riparo protetto che dà loro la forza di avventurarsi a esplorare, a sperimentare cose nuove, a osare. Quella base di sicurezza può essere introiettata quando a un bambino si insegna a gestire meglio l’ansia e quindi a focalizzare più accuratamente l’attenzione”. Costruire una base stabile, dunque. Restare punti di riferimento e sorgente di una narrazione accogliente, utile, capace di puntellare la realtà. Come? Raccontare storie e lavorare sulle favole è uno degli strumenti indicati e usati da Goleman e Lantieri.

C’è un valore potente delle favole e del raccontarle che oggi va recuperato. Raccontarle ad alta voce sprigiona magia, introduce chi parla e chi ascolta in una dimensione altra che non nega la realtà, la dice in altro modo. Le favole, più di tutto, sono un mezzo di trasporto verso una dimensione che mette a proprio agio il bambino portandolo a riconoscersi in personaggi o mondi, in desideri o paure. Tutte le culture sono ricche di favole. Giovanna Paesani, insegnante e autrice di testi per ragazzi, ha deciso di scriverne e pubblicarne di nuove, proprio in questi mesi, raccogliendole nel libro Ogni favola è un gioco. Ci è sembrato che sostenere questo lavoro potesse essere una strada da percorrere pensando non solo ai bambini, ma anche agli adulti che con loro si relazionano sul piano educativo. Offrire delle favole e accompagnarle con giochi, esercizi e attività significa sostenere bambini e adulti a prendere confidenza con le emozioni sia positive che negative che hanno avvertito. Un passaggio necessario per entrare nell’infanzia che ha avvertito il contraccolpo del Covid a aprire finestre di creatività, relazione e conforto. *Vita.it

*direttrice edizioni la meridiana

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