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che irradia l’isola d’Ischia, dove varie realtà si manifestano


L’11 febbraio si celebra la 29esima giornata del malato e sulla nostra isola non è facile intercettare quelle iniziative che possono ricondurre all’evento. Perché? Perché ci sono aggregazioni, associazioni e/o volontari che lo fanno sempre, 365 giorni all’anno e senza proclami ed autocelebrazioni. Nel nascondimento, nel silenzio, all’ombra, tal da renderne difficile l’individuazione.
Abbiamo incontrato molte reticenze nell’intervistare i personaggi che sapevamo essere coinvolti e che potevano essere testimonianza viva del messaggio del Papa. Quasi stupiti per un clamore non richiesto, ci hanno concesso un poco del loro tempo per poterne parlare su queste colonne e diffondere così, la buona notizia, quella bella.
Sono persone, associazioni, volontari, per cui non c’è nulla di speciale ad essere normale e per loro la normalità è donarsi all’altro, in qualunque luogo, in qualunque giorno, con qualunque forma.
Ciascuno, con le specifiche abilità, competenze, esperienze pregresse, fa rete intorno ad una comunità di persone bisognose, anziani, fragili, poco avvezzi alla tecnologia o semplicemente, persone sole, che hanno bisogno di essere ascoltate, fosse pure per un momento di lamentela sul tempo che è umido o sulla pandemia che tarda a mollare la presa.
Abbiamo sentito padre Nunzio, direttore della Pastorale Sanitaria per la Diocesi di Ischia, che, dopo aver illustrato nel dettaglio di cosa si occupa al momento la pastorale anche alla luce della pandemia che ci costringe a limitare gli incontri, ove non necessariamente urgenti, ha passato la parola e lo sguardo a Grazia Belgiovine, suo braccio destro ma anche sinistro e anello di congiunzione tra le varie realtà istituzionali presenti sul territorio e l’individuo, l’altro, il bisognevole. Grazia ci ha introdotti ad altri anelli di congiunzione, cerchi concentrici ed insiemistici che si intersecano tra loro, qualche volta allargandosi, qualche volta stringendosi, come in un grande mare, le cui onde, vuoi per un sassolino lanciato, vuoi per una traversata effettuata, si rincorrono, si disperdono, si riuniscono e in ogni caso mai si perdono all’intero di quest’unico mare di cui tutti facciamo parte e nel quale ognuno fa la sua di parte.
Sono persone che mettono quotidianamente a disposizione le loro competenze, abilità, esperienze e conoscenze, il loro tempo, a favore delle fasce più fragili di utenza. Parliamo di medici, professionisti, specialisti, infermieri, o.s. Grazia, per esempio, condivide, non senza ritrosia, la sua esperienza: dopo 30 anni di lavoro nella sanità mette in campo una attività non facendo cose nuove, ma rinnovando tutte le cose. Racconta del suo esordio e della sua esperienza con padre Pietro Lagnese, già Vescovo di Ischia, oggi Amministratore Apostolico, che ha voluto fortemente portare avanti un sogno, per realizzare il quale, o quanto meno per gettarne le fondamenta, si è avvalso dei migliori sul campo.
Il sogno è quello di un altro angelo, sulla terra e senza ali, la dottoressa Anna Lucia Miragliuolo che, attraversando la sua patologia gravemente invalidante, si è resa conto che sull’isola si doveva pensare ad una struttura idonea per i meno fortunati che compendiasse le specificità in campo medico-sanitario, alla quale le persone con gravi difficoltà potessero appoggiarsi. Il sogno diventa lentamente realtà, arricchendo l’ufficio della pastorale sanitaria con l’associazione Raggio di Luce che si propone, in collaborazione con Caritas e Unitalsi, di sfidare la distanza imposta dalla pandemia e l’indifferenza dilagante della cultura dello scarto, di cui parla spesso Papa Francesco, nei confronti di quanti non riescono a curarsi. Il progetto dell’associazione “Raggio di Luce” incontrò l’entusiasmo di padre Pietro che volle fortemente sostenerlo. Unitalsi e Caritas unirono le forze e con i volontari di Raggio di Luce, crearono una rete di aiuti e punti di riferimento, che ad oggi funziona ed anche bene.
Ricordando che la cura nasce dall’ascolto, dall’attenzione e dalla predisposizione di ciascuno dei volontari verso l’altro, Caritas, Unitalsi, ed altre realtà presenti sul territorio concorrono a realizzare il sogno di Raggio di Luce, i cui frutti, sebbene ancora acerbi, già spuntano, proprio ora e in un momento delicato quando tutto sembra non produrre frutto.
“Una società è veramente accogliente nei confronti della vita quando riconosce che essa è preziosa anche nell’anzianità, nella disabilità, nella malattia grave e persino quando si sta spegnendo; quando insegna che la chiamata alla realizzazione umana non esclude la sofferenza, anzi, insegna a vedere nella persona malata e sofferente un dono per l’intera comunità, una presenza che chiama alla solidarietà e alla responsabilità – ha concluso Papa Francesco -. È questo il Vangelo della vita che, attraverso la vostra competenza scientifica e professionale e sostenuti dalla Grazia, siete chiamati a diffondere”.
Era il 2014 quando il Pontefice condivise questo messaggio e oggi dal curare al prendersi cura dell’altro è un passaggio consolidato, diffuso e condiviso da tutti gli operatori che a vario titolo concorrono con il loro volontariato alla cura dell’altro.
Per questi angeli nascosti, la cultura dello scarto consiste prevalentemente nello scartare il superfluo ed occuparsi dell’essenziale, compilano, prenotano, prescrivono, curano, accompagnano, riabilitano, ascoltano, mettono in relazione e sottendono a tutte quelle esigenze a cui il singolo, specie se in condizioni di criticità, non riesce ad arrivare.
La sottosezione della Unitalsi di Ischia, per esempio, pur non riuscendo come nel passato ad accompagnare i bisognosi sul treno bianco per Lourdes, si impegna a far fronte comune sui residenti anziani e gravemente invalidati, per star loro vicino anche a distanza. Ciò non di meno non c’è rischio che a cessata esigenza pandemica si facciano trovare impreparati. Sull’isola si formano, si affiancano, restano in contatto costante con quella fascia di utenza che ha bisogno e per la quale anche una videochiamata da un senso alla vita.
Per la pastorale sanitaria l’auspicio di padre Nunzio è che quella fede che sentiamo di avere non finisca per essere eccessivamente teorica, astratta e che non ci faccia mai mancare il senso della vicinanza concreta verso i nostri fratelli che abbisognano non solo di cibo per il corpo ma anche del cibo per l’anima, che è l’ascolto, la cura, l’attenzione, perché ognuno è prezioso agli occhi del Signore.

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