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Pandemia. Effetti collaterali: controllo totale

Quando usciremo dalla pandemia, e ce lo auguriamo con tutto il cuore, sarà davvero tutto come prima? Non credo proprio. Ci troveremo in una condizione del tutto diversa, stenteremo a ripristinare tutto com’era, soprattutto la nostra libertà di pensare, di scegliere, di decidere. Niente sarà più come prima. Oggi stiamo ancora utilizzando strumenti che, secondo me, si sono impadroniti completamente della nostra quotidianità, complice la situazione di “stallo” che stiamo vivendo. Non ne possiamo più di notizie vere o false e contradditorie che ci perseguitano giorno dopo giorno, sui media e sui social. Abbiamo provato a spegnere la TV per non sentire il bollettino “di guerra” quotidiano o il virologo saccente di turno che pontifica e sostiene che la pandemia non ci mollerà prima del 2023. Abbiamo smesso di usare Twitter per non incappare nei cinguettii di LowRenzi d’Arabia e Di Battista che gareggiano nell’infliggersi cornate senza avere il fisico per una lotta reale, né la mente per un “dialogo” efficace. Andiamo su Tik Tok? C’è il rischio di imbattersi in Salvini con l’ultima delle sue “perle”. Ma per le notizie reali e affidabili, a chi a questo punto? Ai giornali? Devi leggerne almeno tre, per farti un’idea. Siamo tagliati fuori. Eppure non possiamo fare a meno dei mezzi informatici. Ci hanno costretti a dotarci di un’identità postale(SPID) senza la quale non possiamo accedere neppure al sito INPS per controllare lo stipendio o la pensione o per scaricare il CUD. Possiamo gestire il conto in banca o postale online, sempre col rischio che qualche hacker si possa impadronire dei nostri dati. Ma stiamo comodi, a casa nostra, ci illudiamo di gestire tutto da soli, con un click. Che comodità! Vero, ma alla faccia della Privacy, i colossi del mondo digitale continuano a bombardarci con pubblicità su prodotti che dovrebbero piacerci, anzi dovrebbero esserci indispensabili. Come si intuisce, vi sono dei pericoli serissimi. Innanzitutto siamo localizzati e controllati in ogni momento, siamo tutti al guinzaglio, un bel guinzaglio lungo, ma sempre lì ben stretto al collo. Io almeno mi sento così e digito il minimo indispensabile. Non sto esagerando e, a supporto di quanto affermo, vi racconto quello che sta accadendo in una città dello Shandong, nella Cina orientale. Ad ognuno dei 700.000 abitanti è stata fornita, meglio imposta, un’applicazione sugli smartphone mediante la quale vengono controllate tutte le azioni dei soggetti, attraverso spese online, carte di credito, attività e rapporti di lavoro, spese sanitarie. Ad ognuno è attribuito un certificato a 5 livelli di affidabilità e un credito di mille punti. Più si è virtuosi, più punti si accumulano. Un cittadino modello può totalizzare fino a 5000 punti ed è CLASSE 3 A, ma se si scende al di sotto dei 500 si è considerati pessimi e socialmente inaffidabili. E ci sono dei vantaggi, perché i cittadini più affidabili avranno accesso a più risorse e benefici. Certo penserete che la Cina è una dittatura, e da noi questo non potrà mai accadere. Ma è già accaduto. Pensate alla storia della spesa con carta di credito, ai vantaggi come i rimborsi di un tanto per cento e alla lotteria degli scontrini! Anche se siamo in un regime democratico, considerato l’uso e l’abuso del sistema internet, è difficile non pensare a Orwell e al suo romanzo “1984”. Puoi sfuggire al sistema? Puoi anche farlo, però è quasi impossibile rinunciare a tutti i vantaggi della rete. Semplifica la vita, ma in un certo senso te la ruba. Questa pandemia poi con lockdown e restrizioni ricorrenti, ha creato un sistema emergenziale nella nostra testa, il che ha consentito ai colossi del web il controllo minuzioso su ogni nostra azione online: sembra un incubo. Quell’ incubo che in Cina è reale, ha anche degli elementi comici. Nel paese del sol levante c’è un alto tasso di vaccinati, è vero, ma questo non serve a niente, perché hanno chiuso gli aeroporti. Bisogna rimanere lì, non si può andare in giro per il mondo. Prendiamo quello che sta accadendo nello Shandong: può anche darsi che quei cinesi siano soddisfatti, ma saranno in grado di assumere informazioni diverse da quelle che gli vengono fornite? Saranno in grado di provare o capire quella scheda di punteggio come si forma? Sarà loro possibile, se dovranno farlo, modificare il proprio comportamento? Gli scrittori, a volte, con la fantasia o un’intuizione eccezionale, sono in grado di capire certi meccanismi e di prevedere quanto potrebbe accadere all’umanità. Un omaggio doveroso a George Orwell che aveva previsto, sia pure in maniera ossessiva ed eclatante quello che ci sta appunto accadendo. “Il grande Fratello ti osserva” è lo slogan più famoso della feroce dittatura di tipo socialista, del romanzo citato: onnipresenza di teleschermi nelle case dei privati per controllare azioni, emozioni, pensieri. Diffusione di una nuova lingua che contiene meno parole possibili, per impedire qualsiasi reato di pensiero, perché “non ci sono più le parole per esprimerlo”. Come non pensare al deterioramento linguistico dei nostri giorni e alla facilità di controllo delle società che questo implica? Le banche dati digitali contengono i nomi dei nostri cari, dei nostri amici, i valori inerenti il nostro stato di salute, se abbiamo l’orologio adatto anche i valori di pressione sanguigna e i passi che facciamo ogni giorno. E allora? Allora sapranno esattamente dove siamo ogni giorno, se frequentiamo una palestra, con chi ci incontriamo, quando andiamo al lavoro, i nostri gusti, che cosa, secondo loro, dovrebbe piacerci. E che dire del cosiddetto “bipensiero”? «La guerra è pace, la libertà è schiavitù, l’ignoranza è la forza», sostiene il regime del Grande Fratello. Oggi, la diffusione delle fake news, e della cosiddetta post-verità, sono il segnale che Orwell aveva previsto tutto. Chi sostiene l’inutilità o peggio il danno provocato dai vaccini, o i complotti orditi dalle scie chimiche, l’inesistenza del Covid, è già caduto nella trappola.

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