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Note in ordine sparso tra i fotogrammi e sul pentagramma della vita

Nel film di animazione “Il Re Leone” è il messaggio portante di tutta la pellicola, dall’inizio alla fine. Parleremo dell’inizio, è l’alba e la foresta si risveglia lentamente. Il re Leone, Mufasa e sua moglie Sarabi, hanno avuto un cucciolo, Simba ed è giunto il giorno del “battesimo” ovvero della presentazione agli abitanti della foresta. Come in ogni comunità che si rispetti, sarà il sacerdote a celebrare il rito, Rafiki, un babbuino amico di Mufasa, segna la fronte del piccolo Simba, lo prende in braccio, lo porta su un’altura ed in concomitanza con il pieno sorgere del sole che illumina, trafiggendolo, il neonato, alza le braccia e lo mostra alla intera comunità che specie per specie, si inchina all’erede al trono.
Nelle nostre chiese, quando il sacerdote alza il neo battezzato, scatta l’applauso. Nella foresta invece ci si inchina. Paese che vai usanza che trovi, la morale comune tuttavia è che da qui inizia il viaggio alla ricerca del senso della vita, che ci si trovi in una foresta della savana o in una città metropolitana.
La filmografia è piena di contenuti che solo a volerci prestare attenzione sono fonte di ispirazione per riflessioni su temi importanti che accompagnano la nostra crescita evolutiva, il mondo della musica non è da meno e forse, mentre le immagini cinematografiche hanno un impatto più immediato e riassuntivo, i testi delle canzoni hanno bisogno di un tempo più lungo per elaborare la portata del messaggio che non di rado è veicolato da note musicali che prima ancora di far breccia nella mente, sono già entrate a pieno titolo nell’inconscio collettivo.
Il potere della musica resta un mistero imponderabile. Succede che note si intrufolino tra le corde dell’anima e ci restino risuonando melodie che nemmeno ricordavamo di aver mai imparato. Quando poi accade che una frase di un testo o un ritornello non resta relegato alla sola doccia ma sedimenta a lungo e fa da contorno alle nostre riflessioni ecco che avviene la magia ed una nuova dimensione si svela.
Tanto nei film quanto nelle canzoni, oggi come ieri, il messaggio nemmeno tanto nascosto, in occasione della 43 esima giornata per la vita, sbuca fuori come un filo d’erba che in inverno si fa strada nella coltre del cemento armato misto a catrame di cui sono ricoperte le strade su cui camminiamo frettolosamente per andare ovunque rimanendo sempre al punto di partenza.
Messaggi subliminali per lo più, ma talvolta anche molto diretti, sfrontati, semplici, talmente alla portata di tutti che ci sentiamo come “Forrest Gump” spaesati dalla nostra stessa ingenuità. Sul senso della vita arriviamo ultimi in ordine di riflessione ma in occasione della giornata mondiale per la vita, in epoca di distanze sociali e connessioni digitali, forse potremmo accostarci in punta di piedi a messaggi che restano, loro malgrado, sospesi nell’etere e che partono da una canzone o da un film e non si sa mai dove vanno a parare. Non meraviglierebbe se quella piantina apparentemente fragile che sbuca fuori dal cemento stradale, avesse sulle foglie inciso il pentagramma e lo stelo avvolto da una mini pellicola che a partire dal basso è in bianco e nero, a metà strada si colora e termina come un’animazione da cartone animato per fiorire e disseminare con l’aiuto del vento altri semi ovunque, diventando così patrimonio collettivo universale.
Il cerchio della vita, di Ivana Spagna è la colonna sonora del “Re Leone” e suggella il concetto di appartenenza al mondo per una volontà superiore e che ogni forma vivente ha un preciso compito ed un suo perché. “Un bel giorno ti accorgi che esisti Che sei parte del mondo anche tu Non per tua volontà e ti chiedi chissà Siamo qui per volere di chi E’ una giostra che va, questa vita che Gira insieme a noi e non si ferma mai E ogni vita lo sa che rinascerà In un fiore che fine non ha”.
Un ciclo competo o vari cicli ad indicare che le nostre se pur piccole esistenze portano avanti un messaggio, un piano, all’interno del quale siamo tutti unici ed indispensabili, come la famosa goccia nell’oceano, senza la quale, il mare non sarebbe lo stesso.
Chi sei tu?
«Sei tu – canta Claudio Baglioni–
che spingi avanti il cuore ed il lavoro
duro di essere uomo e non sapere
cosa sarà il futuro. Sei tu nel tempo
che ci fa più grandi e soli in mezzo
al mondo, con l’ansia di cercare insieme
un bene più profondo. E un
altro che ti dia respiro e che si curvi
verso te, con un’attesa di volersi di
più e non capir cos’è».
Eccoci a cercare un gancio in mezzo al cielo, qualcuno o qualcosa che ci dia quella boccata di ossigeno che manca alle volte, senza la quale non si muore, per carità, ma non si vive nemmeno. Infatti può succedere di non trovarla, come cantava Vallesi, eppure
«Quando toccherai il fondo con le dita,
a un tratto sentirai la forza della vita,
che ti trascinerà con sé.
Amore non lo sai, vedrai, una via d’uscita c’è».
Ed è da quella forza che Venditti testimonia “E quando penso che sia finita, è proprio allora che comincia la salita. Che fantastica storia è la vita”.
Una storia bellissima, intensa, avvolgente questa vita, che qualche volta non mantiene le promesse, qualche altra è rinnegata ma spesso, più di quanto si creda, merita un brindisi, come quello tra Zucchero e Bocelli in “Miserere”:
“Se c’e una luce, una speranza
Sole magnifico che splendi dentro di me
Dammi la gioia di vivere che ancora non c’è”
Perché è un attimo, perché basta un soffio per sentirsi persi nel nulla cosmico ma con la giusta spinta, con la giusta attenzione,
“ se parlo con te e ti chiedo di più
È perché te sono io e non solo tu
Si può dare di più perché è dentro di noi
Si può osare di più senza essere eroi”
(Morandi, Tozzi, Ruggeri)
Senza essere eroi e senza grandi proclami, che è già difficile sopravvivere alle tempeste della vita, ma se solo ci fermiamo e ci ricordiamo del nostro valore, dell’importanza di questa vita, spesso bistrattata, potremmo anche scorgerne una bellezza finora insospettabile.
Chi sei tu?
“Sei tu nel tempo che ci fa più grandi
E soli in mezzo al mondo
Con l’ansia di cercare insieme
Un bene più profondo”
(Claudio Baglioni)
La vita alla fine assomiglia ad una giornata normale, di un normale mattino, di una normale stagione e a te, che osservi l’orizzonte, guardi un albero, la forma delle nuvole e non ti accorgi che c’è pure la luna. Non te lo aspetti di giorno eppure è lì, basta metterla a fuoco e sorprendersi perché malgrado tutto è lì.
E ricominciare da capo, come dice Niccolò Fabi a costruire perché “Costruire è sapere e potere rinunciare alla perfezione”, seguendo la dritta che canta Alessandro Mannarino.
“Puoi cambiare camicia se ne hai voglia e se hai fiducia puoi cambiare scarpe. Se hai scarpe nuove puoi cambiare strada e cambiando strada puoi cambiare idee e con le idee puoi cambiare il mondo.”
Ricordando, come dice Renato Zero,
“Tutti vogliono tutto per poi accorgersi che è niente.
Noi non faremo come l’altra gente,
Questi sono e resteranno per sempre…
I migliori anni della nostra vita”
E dove tutto manca qualche volta, per coincidenza o scelta, corriamo il rischio di trovare la risposta anche in quell’ultima spiaggia, verso la quale non abbiamo mai rivolto lo sguardo:
“È uno di quei giorni che
Ti prende la malinconia
Che fino a sera non ti lascia più
La mia fede è troppo scossa ormai
Ma prego e penso fra di me
Proviamo anche con dio, non si sa mai”
(Ornella Vanoni)
Già, non si sa mai, o forse sì.

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