Tra pochi giorni sarà l’8 maggio e Santa Restituta uscirà dalla chiesa.
Non sono di Lacco Ameno, anche se ci vivo da quarant’anni anni, precisamente al Fango.
Amo questo paese, con tutte le sue tradizioni, una di queste è quella di portare fuori dalla chiesa con una breve processione la Santa Patrona Restituta.
Io non avevo mai partecipato a questo piccolo anticipo della festa, poiché in quel periodo qui sull’isola si lavora anche nel settore turistico, ed io appunto ero al lavoro.
Ventitré anni fa nacque mia figlia, che fu ricoverata in terapia intensiva in coma. Era piccola, fragile, uno scricciolo di donnina, e purtroppo i medici non mi davano speranze.
Andavo a Napoli tutti i giorni, e tutti i giorni restavo fuori dalla terapia intensiva come un’anima in pena. Tuttavia quel giorno, l’8 maggio del ’98 non presi l’aliscafo presto, come tutte le mattine, partii più tardi.
Decisi di aspettare la Santa fuori dalla chiesa; con la disperazione di una madre pensavo che forse Lei avrebbe potuto intercedere, per me, con Dio.
Pensavo dentro me che ero una matta, un’illusa, che i santi non vedono la morte come noi, però ero disperata e mi misi sotto la statua; con il pensiero le dicevo tante cose, le raccontavo di quanto l’avessi desiderata quella bambina.
Lo so è da folli parlare con una statua, ma per noi di Lacco Ameno, Santa Restituta non è solo una statua, è nostra sorella, è una di famiglia.
Quel giorno, ho sperato, pregato, mi sono emozionata, e ho aspettato. Non so chi mi ha aiutata, perché i Santi li ho chiamati tutti in mio aiuto, compresa la Madonna. Forse è stato un miracolo, non posso saperlo, ma mi piace crederci. Ci sono voluti quasi quattro mesi, ma alla fine la mia piccola ce l’ha fatta.
Per me l’8 maggio insieme al giorno della Madonna, è anche quello di Santa Restituta, e l’emozione di allora è sempre la stessa, ogni anno.
di Maria Pia Iacono