E’ un po’ di tempo, ormai, che l’informazione è gravemente malata e non accenna a guarire. Anzi, peggiora di giorno in giorno. Le notizie che si rincorrono impazzite sui social e poi sulle testate nazionali, ci lasciano nello sconcerto e ci confondono sempre di più.
Dopo il politicamente corretto o scorretto, come vi pare, che ha messo in crisi la libertà di pensiero e di parola, siamo passati all’assurdo della cultura della cancellazione.
La cancel culture, per dirla con un termine anglofono, è un insieme di movimenti che tendono a rivedere la produzione culturale se non addirittura le vicende storiche che, in un passato remoto o prossimo, non hanno considerato col dovuto rispetto le altre culture.
E’ vero, bisogna riconoscere che la storia scritta dai nostri antenati è piena zeppa di sopraffazioni e sterminio di popoli e civiltà come quelle dei Maya, degli Aztechi, degli Incas e dei pellerossa. Ma è Storia, è accaduto e non possiamo vigliaccamente nasconderci dietro un dito e tuonare e sindacare che è stato tutto sbagliato. Col senno di poi gli errori si comprendono.
Ma quello che sta accadendo da un po’ di tempo è sconcertante. Ricordate il caso scoppiato nel 2020? Si arrivò a censurare capolavori del cinema come Via Col Vento in cui veniva ripreso un aspetto romantico ma razzista del Sud con personaggi che rientrano negli stereotipi che oggi rifiutiamo.
Senza dimenticare che i casi estremi di questa tendenza si sono manifestati anche nelle strade e nelle piazze delle città americane quando la rabbia della cancellazione ha interessato anche le statue di Cristoforo Colombo ritenuto responsabile di tutto.
Ma il grande navigatore ha solo scoperto un nuovo mondo, e non l’aveva neppure sospettato! Intanto è stato visto come la radice del male dalla quale è scaturito tutto quello che ha portato alla segregazione razziale e alla schiavitù delle persone di colore. E’ inquietante e pericoloso che venga messa in discussione la storia senza comprenderla e di questo passo finiremo col rinnegare tutto.
Ancora più inquietante è stata l’opinione, non i fatti, ma una semplice opinione di due giornaliste americane di qualche giorno fa che hanno recensito su un giornale online (SFGate) la nuova attrazione di Disneyland dedicata a Biancaneve, sostenendo che il bacio che il principe dà alla protagonista per risvegliarla è dato senza consenso e quindi andrebbe rimosso per rispetto della sensibilità delle donne. E’ una sciocchezza enorme, tanto più che il giornale menzionato è locale e di importanza molto limitata.
Allora censureremo Andersen per “La piccola fiammiferaia”? Già. È sfruttamento del lavoro minorile. Per non parlare del Lupo di Cappuccetto rosso, specie protetta e intoccabile. Vedete bene che il ragionamento non regge. Siamo nel mondo della fantasia, ma non si comprende neppure questo.
La cosa triste però è che la notizia del “bacio non consenziente” ha alzato un polverone di proporzioni gigantesche e suscitato le domande sempre più allarmistiche di chi vede il male ovunque. Sarebbe stato molto più logico lasciar cadere l’argomento.
La polemica che ne è scaturita non è altro che un gioco perverso, che non si basa sulle notizie reali, ma sulle reazioni provocate. Ancora più sconfortante, è il fatto che la maggior parte dei mezzi di informazione diano al proprio pubblico “certe notizie” senza curarsi delle conseguenze che puntualmente provocano l’inasprimento del dibattito pubblico. La cancel culture sarà sempre e solo distruttiva e non ci aiuterà di certo a superare le divisioni, perché si basa il più delle volte su una percezione della realtà falsata da notizie gonfiate, alterate e riportate in mala fede.
Forse è il caso di ribadire che l’informazione deve narrare i notizie cioè fatti, dati oggettivi, in qualche modo freddi e precisi; se invece una notizia indigna, scatena reazioni violente e accesi dibattiti; allora probabilmente non si tratta di una notizia, ma di una narrazione parziale della realtà volta a ottenere un preciso obiettivo.
E i politici, si sa, ci sguazzano, cavalcano la presunta notizia del momento e noi cadiamo inesorabilmente nel loro incantesimo malato, nel sonno della ragione, dal quale nessun principe, con o senza bacio, riuscirà a risvegliarci.
Qui è in gioco la nostra libertà e perché sia chiaro quanto ci siamo allontanati dalle nostre radici storiche, citerò un piccolo passo del discorso di Pericle agli Ateniesi, riportato dallo storico Tucidide nelle Storie (IV secolo A.C. ma può insegnarci ancora molto!):
“La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo. Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo. Ci è stato insegnato di rispettare i magistrati, e ci è stato insegnato anche di rispettare le leggi e di non dimenticare mai che dobbiamo proteggere coloro che ricevono offesa. E ci è stato anche insegnato di rispettare quelle leggi non scritte che risiedono nell’universale sentimento di ciò che è giusto e di ciò che è buon senso. Qui ad Atene noi facciamo così.”