Durante l’Udienza Generale di mercoledì 26 maggio il Papa ci ha parlato della certezza di essere ascoltati da Dio quando preghiamo. “C’è una contestazione radicale alla preghiera, che deriva da una osservazione che tutti facciamo: noi preghiamo, domandiamo, eppure a volte le nostre preghiere sembrano rimanere inascoltate: ciò che abbiamo chiesto – per noi o per gli altri – non si è realizzato. Noi abbiamo questa esperienza, tante volte. Se poi il motivo per cui abbiamo pregato era nobile (come può essere l’intercessione per la salute di un malato, o perché cessi una guerra), il non esaudimento ci appare scandaloso.
Per esempio, per le guerre: noi stiamo pregando perché finiscano le guerre, queste guerre in tante parti del mondo, pensiamo allo Yemen, pensiamo alla Siria, Paesi che sono in guerra da anni, da anni! Paesi martoriati dalle guerre, noi Vediamo che a volte la risposta di Gesù è immediata, invece in qualche altro caso essa è differita nel tempo: sembra che Dio non risponda. Pensiamo alla donna cananea che supplica Gesù per la figlia: questa donna deve insistere a lungo per essere esaudita (cfr Mt 15,21-28).
Ha anche l’umiltà di sentire una parola di Gesù che sembra un po’ offensiva: non dobbiamo buttare il pane ai cani, ai cagnolini. Ma a questa donna non importa l’umiliazione: importa la salute della figlia. E va avanti: “Sì, anche i cagnolini mangiano quello che cade dalla mensa”, e questo piacque a Gesù. Il coraggio nella preghiera. Oppure pensiamo al paralitico portato dai suoi quattro amici: inizialmente Gesù perdona i suoi peccati e solo in un secondo tempo lo guarisce nel corpo (cfr Mc 2,1-12).
Dunque, in qualche occasione la soluzione del dramma non è immediata. Anche nella nostra vita, ognuno di noi ha questa esperienza. Abbiamo un po’ di memoria: quante volte abbiamo chiesto una grazia, un miracolo, diciamolo così, e non è accaduto nulla. Poi, con il tempo, le cose si sono sistemate ma secondo il modo di Dio, il modo divino, non secondo quello che noi volevamo in quel momento. Il tempo di Dio non è il nostro tempo”..
Il tempo di preghiera di Francesco! Come calcolarlo? Come separarlo dalla sua vita fatta preghiera? Se è vero che l’albero si riconosce dai suoi frutti, noi dovremo studiare le meditate preghiere composte da Francesco, per cogliere il suo tempo di preghiera. Le testimoniane dei suoi biografi, dei Tre Compagni principalmente, hanno tracciato l’insistere del giovane Francesco nelle preghiere, affinché il Signore gli indicasse la sua vocazione (3 Comp. 10. FF 1406 ). Ė il tempo dell’insistente preghiera che fa sbocciare la mirabile vocazione di Francesco.
E ancora l’insistente preghiera della notte che provoca la vocazione di Bernardo, il primo frate. I Fioretti descrivono in modo suggestivo l’episodio :Santo Francesco, credendo veramente che messer Bernardo dormisse, in sul primo sonno si levò dal letto e puosesi in orazione, levando gli occhi e le mani al cielo, e con grandissima devozione e fervore diceva: « Iddio mio, Iddio mio »; e così dicendo e forte lacrimando, istette infino al mattutino, sempre ripetendo “ Iddio mio, Iddio mio “: e così dicendo e forte lacrimando , istette infino al mattutino, ripetendo “ Iddio mio, Iddio mio “, e non altro ( FF 1827 ).
Dopo molti anni, sul monte della Verna, la preghiera di Francesco ripete e insiste lungamente su queste sole parole: Chi sei tu, o dolcissimo Iddio mio? Che sono io vilissimo vermine e disutile servo tuo? E queste medesime parole pure ripeteva e non diceva niente altra cosa ( FF1915 ).
La rinnovata giovinezza della preghiera di Francesco! Del 1208 è la notte di preghiera in casa di messer Bernardo, del 1224 è la notte di preghiera sul monte della Verna, sorpresa da frate Leone. Eppure sono così adiacenti e affini nell’umilissima implorazione, come se il tempo delle preghiere fosse il medesimo. Infatti è un tempo sacro, riproposto e vissuto nelle sue stagioni, che sono le cinque quaresime abitate da Francesco: la quaresima in preparazione alla Pasqua, la quaresima d’ Avvento, la quaresima dellì Epifania, la quaresima di San Michele, la quaresima della festa di Pietro e Paolo all’Assunta. Circa 200 giorni di solitudine di preghiera e digiuno, appartato dagli, uomini, solo con Dio. Il tempo della vita di Francesco si identifica nel tempo della sua preghiera. Come afferma il Celano: “ Francesco non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente “.