Cari bambini, l’estate procede al galoppo ed ecco che ci troviamo già alla prima domenica di luglio! Eh sì, il tempo vola ed è qualcosa che non si può proprio fermare. E con sé porta dietro tanti cambiamenti. Anche voi bambini diventate più grandi ogni giorno: cresce il vostro corpo, e anche il vostro modo di essere cambia e matura.
Questo vuol dire che, un giorno, anche voi diventerete adulti! Non è la meraviglia della vita? Capita, però, che chi ci conosce da tanto tempo faccia fatica ad accettare questi naturali cambiamenti. Quante volte si sente dire: “È grande ormai, ma per me è sempre un bambino (o una bambina)!”.
Queste sono parole di affetto, ma le prendiamo come piccolo esempio per far capire che in ognuno di noi c’è la tendenza a fermare il tempo. Cosa vuol dire? Che di solito pensiamo che una persona sia e rimanga quella che noi abbiamo conosciuto. Questo capita soprattutto con coloro che più ci stanno accanto: ci facciamo un’idea precisa di loro, pensando di conoscerli meglio di tutti.
Ci viene spontaneo, sapete? Però capita che se quella persona cambia noi facciamo un po’ fatica ad accettarlo. Non lo facciamo apposta, però questo può non essere un bene per quella persona. Perché? Ve lo spieghiamo con l’aiuto del Vangelo di Marco di domenica 4 luglio, che racconta: “In quel tempo, Gesù venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.”.
Come vedete, cari bambini, Gesù è tornato con i discepoli nella sua terra, tra la gente che lo conosceva da molto. Sicuramente erano felici di rivederlo dopo tanto tempo, ma sono rimasti senza parole quando lo hanno sentito parlare: quel Gesù non era più come quello che conoscevano! Loro, infatti, lo ricordavano come un falegname, un umile lavoratore, non certo come un profeta che insegnava nel Tempio e compiva miracoli! Erano così stupiti e così occupati a dirsi che non poteva essere Lui, che non si rendevano conto di disprezzare Gesù e di metterlo in difficoltà.
Infatti, questo loro pregiudizio (giudicare prima di conoscere la verità) impediva a Gesù di compiere tutte quelle guarigioni e miracoli che aveva compiuto in altri paesi nei quali non lo conoscevano. Perché? Perché come abbiamo già visto, il Signore può fare qualsiasi cosa, ma non riesce ad aiutarci se noi non abbiamo fiducia in Lui, se non gli crediamo.
E la mancanza di fede arrivava proprio da quelle persone che maggiormente avrebbero dovuto accoglierlo perché già lo conoscevano! È un po’ triste, vero? Cari bambini, cerchiamo di non cadere in questa trappola: anche se pensiamo di conoscere bene una persona non neghiamole la possibilità di stupirci, soprattutto se si tratta del Signore! La sua Grazia opera sempre cose nuove in noi e, tramite noi, può operarle negli altri; non neghiamogli l’opportunità di stupirci!