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Laborem Exercens e Centesimus Annus

Quarta ed ultima parte del viaggio attraverso le Encicliche seguite alla Rerum Novarum che ci porta alla “Laudato si’ di Papa Francesco

90 anni dalla rerum Novarum

Nel 90.mo anniversario della Rerum Novarum viene promulgata l’enciclica di Giovanni Paolo II Laborem Exercens. Celebriamo questo anniversario – scrive il Pontefice – alla vigilia di nuovi sviluppi nelle condizioni tecnologiche, economiche e politiche che, secondo molti esperti, influiranno sul mondo del lavoro e della produzione non meno di quanto fece la rivoluzione industriale del secolo scorso”. Nel centenario della “Rerum Novarum” viene poi promulgata il primo maggio del 1991 l’enciclica di Giovanni Paolo II Centesimus Annus. Quella di Papa Wojtyła è una “rilettura” dell’enciclica leoniana. Il Pontefice polacco esorta a “guardare indietro”, per scoprire nuovamente la ricchezza dei principi fondamentali formulati nella Rerum Novarum. “Ma invito anche – scrive Giovanni Paolo II – a «guardare intorno», alle «cose nuove», che ci circondano ed in cui ci troviamo, per così dire, immersi, ben diverse dalle «cose nuove» che contraddistinsero l’ultimo decennio del secolo passato. Invito, infine, a «guardare al futuro», quando già s’intravede il terzo Millennio dell’era cristiana, carico di incognite, ma anche di promesse. Incognite e promesse che fanno appello alla nostra immaginazione e creatività”. Il 15 maggio del 1991, al termine della celebrazione del primo centenario della Rerum Novarum, Giovanni Paolo II pronuncia queste parole.

Fin dall’inizio della sua enciclica, Papa Leone XIII ha sottolineato il fatto che, come conseguenza delle nuove tecniche, la produzione dei beni è aumentata rapidamente, e l’umanità si è trovata di fronte ad una ricchezza mai sperimentata nel passato. Egli non rifiutava questa “res nova” come tale; al contrario, egli vedeva in essa una nuova realizzazione della volontà di Dio di perfezionare l’opera della sua creazione grazie al lavoro dell’uomo e per il bene dell’uomo. Ma la preoccupazione del Papa era di vedere che questa nuova ricchezza, invece di essere accessibile a tutto il genere umano, rimaneva in realtà concentrata nelle mani di un piccolo gruppo di persone, mentre la massa dei proletari era esclusa dal suo godimento e diventava sempre più povera.

Caritas in Veritate

Nell’enciclica Caritas in Veritate del 2009 Benedetto XVI fotografa vari mutamenti che incidono sul tessuto sociale ed occupazionale. “L’insieme dei cambiamenti sociali ed economici fa sì – scrive tra l’altro Benedetto XVI – che le organizzazioni sindacali sperimentino maggiori difficoltà a svolgere il loro compito di rappresentanza degli interessi dei lavoratori, anche per il fatto che i Governi, per ragioni di utilità economica, limitano spesso le libertà sindacali o la capacità negoziale dei sindacati stessi. Le reti di solidarietà tradizionali trovano così crescenti ostacoli da superare”. L’invito della dottrina sociale della Chiesa, cominciando dalla Rerum Novarum, a dar vita ad associazioni di lavoratori per la difesa dei propri diritti va pertanto onorato oggi ancor più di ieri, dando innanzitutto una risposta pronta e lungimirante all’urgenza di instaurare nuove sinergie a livello internazionale, oltre che locale”. “La mobilità lavorativa, associata alla deregolamentazione generalizzata, è stata un fenomeno importante, non privo di aspetti positivi perché capace di stimolare la produzione di nuova ricchezza e lo scambio tra culture diverse”. “Tuttavia, quando l’incertezza circa le condizioni di lavoro, in conseguenza dei processi di mobilità e di deregolamentazione, diviene endemica – si legge ancora nell’enciclica Caritas in Veritate che sembra riferirsi anche a questo ultimo periodo scosso dalla pandemia- si creano forme di instabilità psicologica, di difficoltà a costruire propri percorsi coerenti nell’esistenza, compreso anche quello verso il matrimonio”.

Dalla Rerum Novarum alla Laudato si’

Il 24 maggio del 2015 viene firmata la Laudato si’, la lettera enciclica di Papa Francesco sulla cura della casa comune. In quell’anno il cardinale Gualtiero Bassetti scrive in un articolo per l’Osservatore Romano che “l’importanza di questa enciclica è paragonabile alla rilevanza che ebbe la pubblicazione della Rerum novarum nel 1891 da parte di Papa Leone XIII”. “Quell’enciclica di Papa Pecci aprì lo sguardo materno della Chiesa su un mondo che era allora ancora inesplorato per il magistero pontificio: quello della questione operaia”. “Con la Rerum novarum venne – spiega il porporato – fatta luce su una fase di transizione importantissima: il passaggio da una società agricola a una

industriale, dalla campagna alla fabbrica e, in definitiva, dal notabilato alla società di massa. Oggi c’è un passaggio ulteriore”. “La società di massa è diventata una società globale sempre più polverizzata e liquida. Nell’enciclica di Leone XIII – sottolinea il cardinale Bassetti – i riferimenti ambientali erano il «fabbricato» in cui gli operai lavoravano e il «suolo» occupato da quella fabbrica, mentre i soggetti che vi agivano erano gli operai e i padroni. Oggi queste realtà sono profondamente mutate. Il sistema produttivo è ovunque. E ogni aspetto del creato può essere potenzialmente utilizzato e manipolato dalle tecnoscienze con ripercussioni profondissime nella vita di ogni essere umano.

Il Papa delle cose nuove

Il Papa della Rerum Novarum è il primo Pontefice della storia immortalato da una macchina da presa. Siamo agli albori del cinema. Nella pellicola, la più antica esistente in Italia, si vide il Pontefice che benedice.  Quella di Leone XIII è inoltre la prima voce di un Papa ad essere registrata. Negli archivi della Radio Vaticana è custodita la registrazione della voce del Pontefice che legge alcuni brani della Lettera Enciclica “Humanum Genus”, sulla “Condanna del relativismo filosofico e morale della massoneria”. La registrazione porta la data di pubblicazione dell’enciclica, avvenuta il 20 aprile 1884. È stata realizzata con il Fonografo Edison a rulli di cera (brevettato nel 1877) e fatta pervenire alla Radio Vaticana in epoca successiva.

Via Rerum Novarum Se nelle mappe cartacee e digitali si cerca Via Rerum Novarum, le indicazioni stradali sono concordi nel condurre a Carpineto Romano. In questo paese, luogo natio di Papa Leone XIII, si snoda infatti una strada che prende il nome dell’enciclica del 1891. Si tratta di un percorso che collega il comune alle porte di Roma con la località “Fonte acqua sorgente”. Come lo sbocco di questo tratto viario, anche l’enciclica di Papa Pecci resta una sorgente da cui sono sgorgati documenti e riflessioni di vari Pontefici che proiettano la luce del Vangelo sulle questioni sociali del loro tempo. Le parole di Leone XIII, morto nel 1903 e sepolto nella Basilica di San Giovanni in Laterano, hanno dato impulso ad una serie di concrete iniziative. “Subito dopo la Rerum Novarum – ha ricordato Benedetto XVI il 5 settembre del 2010 durante la sua visita pastorale a Carpineto Romano – si verificò in Italia e in altri Paesi un’autentica esplosione di iniziative: associazioni, casse rurali e artigiane, giornali, … un vasto ‘movimento’ che ebbe nel servo di Dio Giuseppe Toniolo l’illuminato animatore. Un Papa molto anziano, ma saggio e lungimirante, poté così introdurre nel XX secolo una Chiesa ringiovanita, con l’atteggiamento giusto per affrontare le nuove sfide”. Quella aperta da Papa Leone XIII è ancora oggi una strada profondamente immersa nel mondo e in alcune delle sfide che attendono l’umanità.

Fonte: Vatican News

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