10000 Vele contro la violenza
Il 4 luglio, con Ischia Kres Punto D: difesa dei diritti delle donne, Lega Navale isola d’Ischia si è veleggiato contro la violenza.
Anche quest’anno l’iniziativa 10000 Vele contro la violenza, attiva sul tutto il territorio italiano, ha mostrato la propria sensibilità dedicando una vera e propria regata ai diritti delle donne, un appello agli uomini di buona volontà ad attivarsi e impegnarsi per fermare le molteplici forme di crimine contro le donne
Una veleggiata dedicata alla lotta alla violenza che il 4 luglio ha visto protagonista anche la nostra Isola. Assistite e operatrici del centro ascolto punto D, insieme al vicequestore Ferrara che ha accolto l’invito e ha partecipato attivamente all’evento, grazie alla disponibilità del presidente della lega navale di Ischia, Francesco Buono, hanno dato forma a questa manifestazione. Un modo bello e originale di passare una giornata diversa in barca a vela, in mare aperto, proprio a richiamare la libertà che troppo spesso alcune donne si vedono negata al giorno d’oggi.
Le imbarcazioni sono state messe a disposizione da vari velisti dell’isola e alla regata hanno partecipato anche le donne dell’associazione Dedalus di Napoli. Le barche, tutte contraddistinte dal nastro rosso simbolo della lotta alla violenza, hanno veleggiato attorno alla nostra isola, partendo dal porto di Ischia.
Lo spirito dell’iniziativa è stato proprio quello di far vivere un giorno diverso a donne, accompagnate dai figli, che non avrebbero potuto in altro modo vivere questa esperienza e che si trovano in un momento triste e particolare della loro vita.
“La violenza di genere affonda le proprie radici nel contesto socio culturale in cui viviamo. Noi abbiamo l’obbligo morale di sensibilizzare i nostri concittadini affinché sappiano che problematiche di questo tipo esistono e vanno perlomeno ‘contenute’. Insieme si può. Grazie alla Lega Navale dell’isola d’Ischia per questa meravigliosa esperienza.” Questa la testimonianza di Sara Minicucci, sociologa del centro ascolto che ha accompagnato le assistite in barca domenica mattina.
Ma conosciamo meglio l’operato del centro dalle parole di Cristina Rontino, presidente, coordinatrice e operatrice Mindfulness.
“I nostri sportelli ascolto antiviolenza sono luoghi dove le donne possono trovare accoglienza e, nei casi più a rischio, ospitalità (attraverso l’aiuto anche di altre associazioni); attraverso i colloqui psicosociali possono rielaborare quanto vissuto al fine di costruire una vita libera e autodeterminata lontana dalla violenza. Gli sportelli lavorano in rete con i servizi territoriali e utilizzano una tecnica di ascolto empatico e relazionale, si costruisce con le donne una relazione di fiducia che permette loro di aprirsi e raccontare le violenze subite. La metodologia di lavoro adottata dall’equipe degli sportelli implica il superamento di approcci tecnici standardizzati e aprioristici a favore di un metodo che parte dal dare credito al racconto della donna e dalla fiducia costruita nella relazione. La metodologia dell’accoglienza, sviluppata nel corso degli anni e validata da tutte le principali organizzazioni internazionali che si sono occupate di intervento e di standard di qualità nell’aiuto offerto alle donne che subiscono violenza, si basa sul rafforzamento (empowerment) dell’identità della donna e sulla relazione tra donne.
Sarebbe però riduttivo considerare i nostri sportelli soltanto come luoghi di accoglienza e ospitalità, sono luoghi dove si costruiscono saperi, progettualità, speranze e competenze, dove di produce cultura, dove si stipulano dei patti non solo con la donna accolta, ma con tutti i servizi territoriali, con le istituzioni e con tutti i soggetti che si occupano di violenza di genere per prevenire e contrastare la violenza alle donne e fornire una corretta lettura della violenza non in ottica emergenziale, ma quale fenomeno antico e frutto di una società patriarcale.
In genere il primo contatto avviene telefonicamente: il telefono è un mezzo molto efficace per superare il senso di vergogna connesso alla violenza e permette di rimanere anonime. È utile per individuare i bisogni e fornire le prime informazioni.
Gli sportelli sono finalizzati all’analisi della situazione e dei bisogni, alla strutturazione del percorso di uscita dalla violenza. L’intervento è di carattere relazionale o psico-sociale, non terapeutico e consiste in un percorso di colloqui, a cadenza periodica e di durata variabile, in base alle esigenze della donna. I colloqui di accoglienza vengono stabiliti e fissati con la donna secondo tempi e modalità condivise; hanno l’obiettivo di aprire uno spazio alla donna per parlare di sé, per elaborare il suo vissuto di violenza e superare il danno da trauma. La metodologia prevede che ogni azione, dall’ attivazione di servizi, alle possibili denunce, separazione, o qualsiasi altra azione, venga intrapresa solo con il consenso della donna e che si lavori sempre per il suo vantaggio secondo i presupposti della protezione, della riservatezza, dell’anonimato e del non giudizio. Alla donna non vengono offerte soluzioni precostituite, ma un sostegno specifico e informazioni adeguate, affinché possa trovare la soluzione adatta a sé e alla propria situazione. – Informazioni e consulenza legale di primo livello con le avvocate che collaborano con il Punto D : Difesa dei Diritti delle DONNE .Specifichiamo che il percorso dedicato all’antiviolenza è totalmente gratuito.
Di seguito la testimonianza di una delle tante amiche e sostenitrici del Punto D che domenica scorsa è salita in barca per veleggiare contro la violenza sulle donne.
“Mi chiamo Carmela Monti, sono un’insegnante della scuola primaria e sono un consigliere comunale di maggioranza con delega alla scuola e alle pari opportunità. Mi occupo quindi di fasce deboli della comunità, e il mio impegno politico è volto proprio a sostenere e promuovere iniziative e progetti che possano portare beneficio a coloro che ne hanno più bisogno. Ho conosciuto Cristina pochi mesi fa, quando abbiamo chiesto la sua collaborazione e quella dell’associazione di cui fa parte per aprire uno sportello d’ascolto a Lacco Ameno. Da lì in poi è nato un legame fatto di sensazioni ed emozioni condivise, quell’a pelle che difficilmente mi fa sbagliare nel mio vivere varie situazioni. Così sono stata felicissima di partecipare all’iniziativa, perché, per cambiare rotta davvero e far emergere situazioni così drammatiche, come quelle in cui vivono tantissime donne e minori, abbiamo bisogno anche di iniziative del genere.
La Lega Navale Italiana, e la sezione di Ischia nello specifico, sposando l’iniziativa 10000 vele, Cambiare rotta insieme, ha acceso un nuovo riflettore su questa piaga che proprio non si riesce, se non a guarire del tutto, almeno a curare.”
A cura di Annalisa Leo