Il Vangelo di domenica 11 luglio ci dice come Gesù chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due e dava loro potere sugli spiriti impuri. E ordinò loro di non prendere per il viaggio nient’altro che un bastone: né pane, né sacca, né denaro nella cintura; ma di calzare sandali e di non portare due tuniche. E diceva loro: «Dovunque entriate in una casa, rimanetevi finché non sarete partiti di lì. Se in qualche luogo non vi accogliessero e non vi ascoltassero, andatevene e scuotete la polvere sotto i vostri piedi come testimonianza per loro. Ed essi partiti, proclamarono che la gente si convertisse, scacciarono molti demoni, ungevano con olio molti infermi e li guarivano
A imitazione dell’ideale di vita proposto da Cristo agli Apostoli, San Francesco proietta nel mondo i suoi frati quali testimoni e araldi: inviati a due a due per il mondo a predicare come davanti al Signore nell’attesa della sua venuta (FF 2219). Ė il mondo intero il campo del loro apostolato. Il loro chiostro non è più quello del monastero come per i monaci: ha l’ampiezza del mondo di tutti i figli di Dio. San Francesco abbandona il mondo, inteso come luogo di opposizione a Dio per dedicarsi alla sua consacrazione totale, mediante la sequela di Cristo e la edificazione della Chiesa con la inaugurazione di una vita fraterna secondo lo Spirito del Signore e compagine della sua pace. Il mondo nella visione di fede di San Francesco è il luogo in cui Dio opera la salvezza e si incarna. È lo spazio concesso da Dio ai suoi figli perché in esso si compia il mistero del Vangelo e si renda lode a Dio.
Il mondo, non più visto come conquista personale o come luogo di piacere, diventa, come ci ricorda San Bonaventura, il grande tempio dell’Universo nel quale San Francesco si sente chiamato ad edificare da «sapiente architetto» un tempio a Dio nella Chiesa. Avendo piacere solo di Dio e del suo Regno, dalla scelta della povertà che tutto rimanda a Dio e alla sua bontà, San Francesco può guardare al mondo come luogo di Dio e delle sue opere e chiamare tutti a lodare Dio e a vivere il tempo presente nella speranza
I suoi figli sono dati in dono d’esempio al mondo (esempio di vita evangelica, fraternità, obbedienza e carità reciproca) perché il mondo si riscopra come famiglia di Dio. Questa riscoperta e riconsacrazione del mondo è l’opera evangelizzatrice propria del francescano.
«Ascoltate, miei signori, figli e fratelli, e prestate orecchio alle mie parole. Inclinate l’orecchio del vostro cuore e obbedite alla voce del Figlio di Dio. Custodite nella profondità del vostro cuore i suoi precetti e adempite perfettamente i suoi consigli. Lodatelo poiché è buono ed esaltatelo nelle opere vostre, poiché per questo vi mando per il mondo intero, affinché rendiate testimonianza alla voce di lui con la parola e con le opere e facciate conoscere a tutti che non c’è nessuno Onnipotente eccetto Lui. Perseverate nella disciplina e nella santa obbedienza, e adempite con proposito buono e fermo quelle cose che gli avete promesso. Il Signore Iddio si offre a noi come a figli»
Questa è la sensibilità missionaria del nostro Padre San Francesco, una sensibilità che non ghettizza, non separa, al contrario si apre al mondo intero, anticipando ciò che la Chiesa oggi indica come fondamentale nel rapporto Chiesa mondo, anticipando, potremmo dire, una vera e propria sensibilità laicale nel modo di fare evangelizzazione.