Il PADE è un principio di Teologia morale fondamentale che permette di ben orientare le nostre azioni. E’ uno strumento di discernimento.
Siamo un’unità psico-fisica nella quale dimora Dio che è Carità infinita, Gratuità assoluta, Bene sommo. Tutto il nostro essere – che è gioia e amore – trae senso proprio da Dio, che si fa’ principio, via, direzione e meta nelle nostre scelte, semplici o difficili che siano.
Se le nostre intenzioni sono buone, anche le nostre azioni lo saranno, il che è il fine di ogni nostro atto. Un eventuale effetto negativo va solo tollerato, mai voluto. Faccio un esempio. Il medico prescrive, al paziente ammalato, un farmaco che è parte di una terapia volta a farlo stare meglio o bene. L’eventuale effetto collaterale negativo, scaturito dall’assunzione del farmaco, per quanto previsto dalla casa produttrice, non era né voluto né ricercato dal paziente. Va dunque solo accettato come inevitabile e segnalato al medico, il quale potrà diminuire/aumentare il dosaggio, cambiare farmaco oppure quant’altro necessario, sempre affinché il paziente possa star bene o meglio.
Ciò che il Principio dell’atto a duplice effetto ( = PADE) non ammette – e neanche, ancor prima, il nostro buon Dio – è compiere azioni che diano primariamente effetti negativi pur di ottenerne di buoni.
1) Non è corretto dunque instillare o moltiplicare dubbi, perché questo è sbagliato in sé! Il dubbio provoca paura e angoscia e queste a loro volta sofferenza e dolore. Noi cristiani consigliamo i dubbiosi! Noi cristiani leniamo quel dolore e quella sofferenza! Ma noi cristiani non accentuiamo o carichiamo di dubbi le persone!
2) Non è lecito uccidere per difendersi, perché nelle nostre intenzioni non ci può essere quella di uccidere!
3) Non è permesso assoggettare qualcuno a sé o al proprio potere, privandolo di libertà di giudizio o di iniziativa, perché questo si chiama plagio!
4) Non è moralmente ammissibile che una terapia provochi effetti collaterali più di quanto serva per guarire!
5) Non è assolutamente accettabile l’aborto o l’eutanasia, perché sono diretti intenzionalmente ad uccidere, a sopprimere una vita la quale, anche se è in embrione, è preziosissima e sempre dono di Dio!
6) E non è concesso neanche l’accanimento terapeutico, perché la terapia ( = strumenti medici, ausili come farmaci o macchinari) si può interrompere, mentre la cura cioè l’attenzione per la persona ammalata non si interrompe mai e mai va interrotta!
E’ dunque il bene, è la caritàche deve muoverci ad agire. Lo dice la stessa Regola d’oro dettataci da Gesù: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt 7,12). E cosa vorremmo dai nostri fratelli e dalle nostre sorelle in Gesù? Cosa vorremmo dai nostri genitori? Dai nostri amici? Dai nostri familiari? Vorremmo, io penso, quello che san Giovanni Paolo II ci ha chiesto nella sua visita: “Ascolta, accogli, ama”. Vorremmo quello che papa Francesco ha chiesto nell’Angelus domenicale trasmesso dal Policlinico Gemelli, in cui si trova per la sua degenza post-operatoria: “Nessuno sia lasciato solo! Ognuno possa ricevere l’unzione dell’ascolto, della vicinanza, della tenerezza e della cura! Lo chiediamo per intercessione di Maria nostra Madre salute dei malati” Amen
A cura di Angela Di Scala