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Un algoritmo “sente” l’odore del cancro alla mammella

Un metodo rivoluzionario per individuare precocemente l’insorgere del tumore al seno

Questa la scoperta della ricercatrice spagnola Judit Giró Benet, che ha messo a punto un inedito dispositivo tecnologico finalizzato alla diagnosi preventiva.

Nata nel 1996, Judit aveva poco più di vent’anni quando sua madre fu colpita da un tumore al seno. Studentessa di ingegneria biomedica all’Università di Barcellona, era interessata già allora ad approfondire gli studi per identificare in tempo il sorgere della malattia che colpisce milioni di donne nel mondo (2,3 milioni di nuovi casi nel 2020).

Judit si è successivamente laureata presso la stessa Università proprio con una tesi sulla prevenzione e la diagnosi del tumore al seno.

L’ipotesi di ricerca di Judit è nata da uno studio dei ricercatori Hywel Williams e Andres Pembroke, intitolato “Sniffer dogs in the melanoma clinic?”, pubblicato il 1° aprile 1989 sulla rivista scientifica “The Lancet”.

Nello studio citato viene illustrata la particolare capacità dei cani di rilevare la presenza del cancro attraverso l’olfatto. Le cellule malate, infatti, producono dei cambiamenti metabolici che incidono sull’odore emanato dal corpo, e la lievissima variazione di odore determinata dalla malattia viene avvertita dalla sensibile capacità olfattiva dei cani.

È noto, infatti, che i cani hanno una capacità di identificare e discriminare gli odori immensamente superiore a quella dell’uomo. I loro recettori riescono a percepire dei composti odorosi (anche a bassissime concentrazioni) che risultano impercettibili al naso umano.

L’idea della Giró Benet è stata quella di utilizzare dei software di intelligenza artificiale per sviluppare un algoritmo in grado di operare con un livello percettivo analogo alla capacità olfattiva dei cani.

In collaborazione con il Dr. Josep Gumà dell’Ospedale Universitario di Sant Joan de Reus, ha quindi raccolto 90 campioni di urina, sia da donne sane che da donne affette da carcinoma mammario, ed ha testato un algoritmo in grado di individuare le alterazioni prodotte dal tumore con una sensibilità del 75%.

Successivamente, grazie alla collaborazione con il Prof. Fadi Kurdahi della “University of California” di Irvine, è riuscita a migliorare l’efficacia di tale algoritmo raggiungendo un grado di efficacia del 95%.

A questo punto, insieme all’informatico Billy (Po-an) Chen, Judit ha fondato la società tecnologica “The Blue Box Biomedical Solutions”.

Il “Blue Box” è un dispositivo che analizza i campioni di urina e consente la diagnosi senza sottoporre i pazienti ad altri tipi di test clinici più invasivi e costosi.

Il test con “Blue Box” è in grado di riconoscere l’insorgere del cancro alla mammella con una efficacia pari al 95%, ed ha un costo dieci volte inferiore a quello di una singola mammografia.

Per questa scoperta e relativa tecnologia, Judit Giró Benet è stata premiata nel 2020 con il “James Dyson Award”, prestigioso riconoscimento internazionale promosso dalla James Dyson Foundation.

Si ritiene che il “Blue Box” ideato dalla Giró Benet potrà contribuire a salvare molte vite, soprattutto considerando la decisiva importanza di uno screening precoce per evitare che il tumore al seno possa espandersi costituendo una minaccia per la vita della paziente.

Fonte: Antonio Gaspari – Direttore Orbisphera

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