Commento al Vangelo Lc 1,48
Oggi celebriamo a mio parere una delle feste più importanti per il nostro cammino da cristiani: l’Assunzione. Possiamo capire il mistero dell’Assunzione a partire dalla maternità.
Essa è una esperienza comune; tutti abbiamo avuto o abbiamo una madre. Tu la ricordi tua madre? Attenzione, pensa a lei non come la vedi oggi, un po’ arteriosclerotica, un po’che dice sempre le stesse cose, un po’ brontolona o addirittura bisognosa di sostegno, ma come l’hai intravista con gli occhi di bambino; come vedevi tua madre quand’eri piccolo, quand’eri bambino? Come la intravedevi?
Forse i versi su cui credo sia passata l’infanzia di alcuni possono aiutarci a entrare in questo mistero: «Mia madre ha sessant’anni e più la guardo e più mi sembra bella». Versi, andati in disuso, ma di grande significato. Che significa «mia madre ha sessant’anni, settant’anni, e più la guardo e più mi sembra bella»? Ciò significa che se mia madre invecchia, se mia madre ha le rughe, se mia madre è bisognosa di tutto, mi apparirà bella come la vedevo da bambino. Ma che cosa rende la madre bella nonostante il passare degli anni? Ciascuno di noi pensi alla propria madre, viva o defunta che sia, che cosa rende bella una madre? Il fatto che l’ho abitata.
Io sono stato dentro di lei. Questo è il mistero della maternità. Il mistero della maternità è il mistero della casa per eccellenza. Le mamme hanno questa possibilità unica, offerta loro dalla natura, di ospitare una vita nel loro grembo, nel loro ventre per nove mesi, dando a quella vita una impressione che rimarrà nel tempo e nell’eternità. Questa esperienza è stata anche di Gesù. Ecco come Gesù ha guardato sua Madre.
Quest’esperienza della madre l’ha fatta anche Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio incarnato, lui l’ha sempre vista con occhi di bambino, ha ricordato l’intimità di una casa, di un grembo, del latte, dei baci, della protezione, mentre lui si formava nel grembo di sua madre. Adesso possiamo capire questa voglia che Gesù ha avuto anche con il suo cuore umano di rivedere sua madre.
Adesso vorrei rivolgermi per un attimo a coloro che hanno perso la madre. Vorresti rivedere tua madre? È certo, tutti… sì. È un desiderio questo, un desiderio umano, un desiderio legittimo, è un desiderio santo! Sì, vorremmo per un attimo incrociare gli occhi di nostra madre, vorremmo per un attimo risentire la sua voce, vorremmo rivivere un’esperienza d’intimità di quando eravamo bambini.
Bene, mentre io e te questo desiderio non lo possiamo realizzare se non nel ricordo, nella memoria, nel rivivere, nel ripercorrere situazioni, che non è un guardare delle foto, ma sono ricordi e immagini interiori, Gesù, il Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto per noi e asceso al cielo, se lo può permettere, cioè, lui può permettersi di vivere questa nostalgia nei confronti della madre, che lo ha ospitato nella carne, gli ha dato la carne, e non solo la carne, ma anche i sentimenti, anche il tono della voce, anche il dialetto, anche certi passaggi…; quante cose prediamo da nostra madre e quello che ci ha insegnato lo tireremo fuori nell’età adulta!
Gesù se lo può permettere e così risucchia sua madre nella gloria. L’Arca, nella storia di Israele, come sapete, andò perduta, ma non è così per l’Arca della Nuova Alleanza, che è Maria, che sono i suoi giorni, la sua sensibilità, la sua femminilità, il suo corpo, perché noi oggi stiamo a solennizzare una verità meravigliosa, che noi diciamo nel Credo con l’espressione «credo la risurrezione della carne e la vita del mondo che verrà». Lo diciamo ogni domenica, lo diremo anche tra poco. Ma questo mistero non è solo riservato a Maria.
Gesù non compie questo atto egoisticamente perché lo poteva fare per sua madre, ma lo ha fatto per tutti noi. Gesù nella sua mamma ha anticipato la risurrezione di tutte le membra del corpo di Cristo. Oggi guardando Maria assunta in cielo, ci diciamo: che ne è del corpo di mia Madre? Che ne è del corpo dei miei cari defunti? Che ne sarà del corpo delle persone che amo? Del corpo dei miei amici, di mia moglie, di mio marito, dei miei figli? Che ne sarà del mio corpo? La risposta è unica: c’è un futuro anche per il corpo.
Il corpo non è solo un dono temporaneo, ma è per l’eternità. Maria è risorta, perché tu risorgerai un giorno. Questa storia finirà con un lieto fine, con la vita. Guardando a Maria guardi il tuo destino, guardi la meta. Il corpo umano è accanto a Dio e questo è fantastico, è consolante, è pieno di speranza! In Maria il mistero di Cristo — incarnazione, morte, risurrezione e ascensione al cielo — si è già compiuto, per questo la Vergine per noi è segno di sicura speranza. Questa festa ci spinge a guardare in alto, a guardare verso il cielo, quando dico “cielo” non dico idee astratte, né un “cielo” artistico ma parlo di “cielo” parlando di Dio: Dio è il “cielo”.
Lui è la nostra meta, lui la dimora eterna. Cosa me ne importa se sono povero, se malato, se passo i guai più grandi quando già so che il mio corpo sarà nella gloria? Oggi, quando tornerete a casa, forse troverete i bambini, i vostri nipoti, i vostri figli con qualche lacrima da asciugare, troverete qualche paura da affrontare, oppure qualche ammalato, a tutti dite: sono stato a trovare la Madonna, ho celebrato l’eucaristia perché è il giorno dell’Assunta, ma non dite solo questo, dite anche: Ho sentito le parole di un Dio che mi ha detto che il male non vincerà, che il drago non riuscirà ad abbattere e distruggere la mia vita; che mi ha invitato ad affidare a lui il mio cammino; ho visto una mamma in cielo che mi accompagna sempre, che mi fa leggere la mia storia con gli occhi di Dio leggendo la luce e non le tenebre; ho visto una mamma che mi invita a guardarla, ad avere fiducia e speranza che anche il mio corpo sarà lì con lei; ho mangiato il corpo del mio Dio che mi ha irrobustito le braccia e le gambe e ha riempito il mio cuore di cielo; sono venuto da te per portarti questo messaggio che vale anche per te, per la tua vita fino alla fine dei tempi!
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Oggi celebriamo a mio parere una delle feste più importanti per il nostro cammino da cristiani: l’Assunzione. Possiamo capire il mistero dell’Assunzione a partire dalla maternità.
Essa è una esperienza comune; tutti abbiamo avuto o abbiamo una madre. Tu la ricordi tua madre? Attenzione, pensa a lei non come la vedi oggi, un po’ arteriosclerotica, un po’che dice sempre le stesse cose, un po’ brontolona o addirittura bisognosa di sostegno, ma come l’hai intravista con gli occhi di bambino; come vedevi tua madre quand’eri piccolo, quand’eri bambino? Come la intravedevi?
Forse i versi su cui credo sia passata l’infanzia di alcuni possono aiutarci a entrare in questo mistero: «Mia madre ha sessant’anni e più la guardo e più mi sembra bella». Versi, andati in disuso, ma di grande significato. Che significa «mia madre ha sessant’anni, settant’anni, e più la guardo e più mi sembra bella»? Ciò significa che se mia madre invecchia, se mia madre ha le rughe, se mia madre è bisognosa di tutto, mi apparirà bella come la vedevo da bambino. Ma che cosa rende la madre bella nonostante il passare degli anni? Ciascuno di noi pensi alla propria madre, viva o defunta che sia, che cosa rende bella una madre? Il fatto che l’ho abitata.
Io sono stato dentro di lei. Questo è il mistero della maternità. Il mistero della maternità è il mistero della casa per eccellenza. Le mamme hanno questa possibilità unica, offerta loro dalla natura, di ospitare una vita nel loro grembo, nel loro ventre per nove mesi, dando a quella vita una impressione che rimarrà nel tempo e nell’eternità. Questa esperienza è stata anche di Gesù. Ecco come Gesù ha guardato sua Madre.
Quest’esperienza della madre l’ha fatta anche Gesù di Nazaret, il Figlio di Dio incarnato, lui l’ha sempre vista con occhi di bambino, ha ricordato l’intimità di una casa, di un grembo, del latte, dei baci, della protezione, mentre lui si formava nel grembo di sua madre. Adesso possiamo capire questa voglia che Gesù ha avuto anche con il suo cuore umano di rivedere sua madre.
Adesso vorrei rivolgermi per un attimo a coloro che hanno perso la madre. Vorresti rivedere tua madre? È certo, tutti… sì. È un desiderio questo, un desiderio umano, un desiderio legittimo, è un desiderio santo! Sì, vorremmo per un attimo incrociare gli occhi di nostra madre, vorremmo per un attimo risentire la sua voce, vorremmo rivivere un’esperienza d’intimità di quando eravamo bambini.
Bene, mentre io e te questo desiderio non lo possiamo realizzare se non nel ricordo, nella memoria, nel rivivere, nel ripercorrere situazioni, che non è un guardare delle foto, ma sono ricordi e immagini interiori, Gesù, il Figlio di Dio, incarnato, morto e risorto per noi e asceso al cielo, se lo può permettere, cioè, lui può permettersi di vivere questa nostalgia nei confronti della madre, che lo ha ospitato nella carne, gli ha dato la carne, e non solo la carne, ma anche i sentimenti, anche il tono della voce, anche il dialetto, anche certi passaggi…; quante cose prediamo da nostra madre e quello che ci ha insegnato lo tireremo fuori nell’età adulta!
Gesù se lo può permettere e così risucchia sua madre nella gloria. L’Arca, nella storia di Israele, come sapete, andò perduta, ma non è così per l’Arca della Nuova Alleanza, che è Maria, che sono i suoi giorni, la sua sensibilità, la sua femminilità, il suo corpo, perché noi oggi stiamo a solennizzare una verità meravigliosa, che noi diciamo nel Credo con l’espressione «credo la risurrezione della carne e la vita del mondo che verrà». Lo diciamo ogni domenica, lo diremo anche tra poco. Ma questo mistero non è solo riservato a Maria.
Gesù non compie questo atto egoisticamente perché lo poteva fare per sua madre, ma lo ha fatto per tutti noi. Gesù nella sua mamma ha anticipato la risurrezione di tutte le membra del corpo di Cristo. Oggi guardando Maria assunta in cielo, ci diciamo: che ne è del corpo di mia Madre? Che ne è del corpo dei miei cari defunti? Che ne sarà del corpo delle persone che amo? Del corpo dei miei amici, di mia moglie, di mio marito, dei miei figli? Che ne sarà del mio corpo? La risposta è unica: c’è un futuro anche per il corpo.
Il corpo non è solo un dono temporaneo, ma è per l’eternità. Maria è risorta, perché tu risorgerai un giorno. Questa storia finirà con un lieto fine, con la vita. Guardando a Maria guardi il tuo destino, guardi la meta. Il corpo umano è accanto a Dio e questo è fantastico, è consolante, è pieno di speranza! In Maria il mistero di Cristo — incarnazione, morte, risurrezione e ascensione al cielo — si è già compiuto, per questo la Vergine per noi è segno di sicura speranza. Questa festa ci spinge a guardare in alto, a guardare verso il cielo, quando dico “cielo” non dico idee astratte, né un “cielo” artistico ma parlo di “cielo” parlando di Dio: Dio è il “cielo”.
Lui è la nostra meta, lui la dimora eterna. Cosa me ne importa se sono povero, se malato, se passo i guai più grandi quando già so che il mio corpo sarà nella gloria? Oggi, quando tornerete a casa, forse troverete i bambini, i vostri nipoti, i vostri figli con qualche lacrima da asciugare, troverete qualche paura da affrontare, oppure qualche ammalato, a tutti dite: sono stato a trovare la Madonna, ho celebrato l’eucaristia perché è il giorno dell’Assunta, ma non dite solo questo, dite anche: Ho sentito le parole di un Dio che mi ha detto che il male non vincerà, che il drago non riuscirà ad abbattere e distruggere la mia vita; che mi ha invitato ad affidare a lui il mio cammino; ho visto una mamma in cielo che mi accompagna sempre, che mi fa leggere la mia storia con gli occhi di Dio leggendo la luce e non le tenebre; ho visto una mamma che mi invita a guardarla, ad avere fiducia e speranza che anche il mio corpo sarà lì con lei; ho mangiato il corpo del mio Dio che mi ha irrobustito le braccia e le gambe e ha riempito il mio cuore di cielo; sono venuto da te per portarti questo messaggio che vale anche per te, per la tua vita fino alla fine dei tempi!
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Don Cristian Solmonese
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