Esperienza per i 25 anni di sacerdozio di don Carlo e di don Pasquale
L’8 agosto del 1996 fui presente alla SS. Messa di ordinazione presbiterale di don Carlo e di don Pasquale. Ero giovanissima, diciottenne, e vissi quei momenti con forte intensità.
Non era solo una festa per i due candidati all’ordine: un’intera comunità, fatta non solo di persone appartenenti alla parrocchia di s. Antuono e di s. Domenico, ma anche di giovani provenienti dalle comunità in cui Carlo e Pasquale avevano prestato il servizio del diaconato, viveva come corpo quelle consacrazioni.
Eravamo cresciuti insieme, formandoci alla scuola della Parola e della carità, scambiandoci esperienze, e offrendo reciprocamente dolori e sofferenze. Dopo 25 anni, all’inizio di luglio, mi sono chiesta dove si sarebbe svolta la cerimonia per celebrare le loro “nozze d’argento”.
Ho saputo a fine mese che i due sacerdoti, fratelli in Cristo e amici miei cari, avrebbero festeggiato nelle loro parrocchie, ma anche con noi, comunità di appartenenza, il 9 agosto.
Innanzitutto, mi si sono riaffacciati alla mente tantissimi bei ricordi di tempi felici e spensierati, gli ideali che ci hanno uniti, la forza della presenza di Gesù tra noi, che rendeva possibile ogni cosa e rivestiva di bellezza anche le nostre celebrazioni semplici, dove si puntava al meno perfetto, ma alla gioia dell’unità tra noi.
Allora ho voluto, nei piccolissimi compiti affidatimi, di aiuto nella liturgia, innanzitutto puntare a coinvolgere tante persone, poi curare i contenuti da esprimere, il tutto accompagnato dalla preghiera quotidiana per loro.
Sicuramente non tutto è andato benissimo, ma mi hanno colpita diverse cose: l’omelia sapiente del Vescovo Gennaro, che invitava Carlo e Pasquale a riconsiderare, oggi come venticinque anni fa, il sacerdozio come servizio e non come potere sulle persone; la presenza di amici che non vedevo da anni e che sono venuti proprio per questo momento; la profonda gratitudine dei due per i familiari e per i formatori, che hanno, con la loro testimonianza, generato la vocazione con cui Dio ha scelto di chiamarli.
Certamente la gioia di don Carlo è stata ancora più condivisa, perché è stato parroco a s. Antuono per nove anni, ma anche don Pasquale è stato sempre riconoscente con tutti noi che ne abbiamo condiviso crescita umana e spirituale.
Nella speranza di vivere altre gioie, posso solo continuare, come sempre, a offrire tutto per la loro delicata e difficilissima chiamata, con il cuore ricco di orgoglio per l’appartenenza a questa parrocchia così amata da Dio e capace di generare, con l’esempio, vocazioni per il servizio alla Chiesa.
Di Luigina Buono