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Essere piccoli per essere grandi

Ciao bambini, il “Kaire dei Piccoli” è ancora con voi e questa volta siamo proprio curiosi di sapere come è andata la prima settimana di scuola! Come sempre ci sarà qualcuno che ha iniziato per la prima volta e qualcuno che è passato alla classe superiore. E c’è una cosa che accomuna tutto questo: si cresce!

Chi vi scrive adesso è grande, ma è stato piccolo, un tempo, ed ancora si ricorda i giorni in cui, con orgoglio, alla domanda: “Fai già questa classe?”, si rispondeva: “Si, ormai sono grande!”. Che bella sensazione!

Ma cosa vuol dire essere grandi? Questa parola ha molti significati: alla vostra età, ad esempio, è normale pensare subito che essere grande significa essere adulto, indipendente, con la libertà di fare quello che si vuole.

Non è forse vero? Ma nel mondo degli adulti, essere grandi, significa spesso essere vincenti, avere successo ed essere migliori degli altri. E nel cuore di Gesù, invece? Per Lui, che è il più grande di tutti, cosa significa essere grandi? Ce lo spiega il Vangelo di Marco di domenica 19 settembre:

(Gesù) insegnava ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande.

Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato».

Come sempre, cari bambini, i pensieri del nostro Signore sono molto diversi dai nostri e, in questo caso, sono proprio l’opposto! Gesù aveva appena finito di dire ai discepoli quale sarebbe stata la sua sorte cercando di far capire loro che anche il Figlio di Dio, che potrebbe ogni cosa, non vince sconfiggendo i suoi nemici con la forza, ma con il sacrificio d’amore per eccellenza: l’offerta della propria vita.

E invece, cosa fanno i discepoli? Non solo non lo capiscono, ma addirittura, lungo la strada, discutono su chi sia il più “grande” tra loro! Ma non hanno colpa, sapete? Come vedete ancora oggi facciamo fatica a comprendere.

È per questo che Gesù ha preso tra le sue braccia un bambino come voi! Perché rappresenta quello che di più puro e fragile c’è a questo mondo e deve essere difeso.

Solo chi decide di offrire la propria vita per metterla al servizio dei più deboli è davvero grande agli occhi del Signore. Il più grande nella Chiesa è quello che si fa servitore di tutti, quello che serve tutti, non quello che ha più premi o talenti. La strada verso il Cielo è una sola: l’umiltà.

E percorrendo questa strada, ancora prima di arrivare alla meta, ci accorgeremo che ci sarà sempre Gesù affianco a noi che ci accompagna, ci da forza e ci abbraccia teneramente proprio come ha fatto con quel bambino!

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