Celebrazione eucaristica presieduta da Mons. Gennaro Pascarella
mercoledì 29 settembre presso il piazzale della Torre in S. Angelo
Dn 7,9-10; Ap 12,7-12a; Gv 1,47-51
Con molta gioia don Pasquale Mattera, amministratore parrocchiale della Parrocchia di San Michele Arcangelo, ha accolto il Vescovo Gennaro mercoledì scorso, ringraziandolo per la sua presenza in un giorno particolare, non solo per la solennità del patrono della contrada, ma soprattutto perché, dopo la sospensione causata dalla pandemia, in un momento ancora difficile per tutti noi, è segno di speranza poter tornare a festeggiare, anche con tutte le dovute precauzioni, una festa sempre molto sentita e attesa, che come molte altre era stata mortificata. E Mons. Pascarella non ha mancato di rincuorare tutti i fedeli presenti, ricordando che, anche se le feste sono sospese, “La vera Chiesa siamo noi cristiani, ogni volta che ci riuniamo nel nome di Cristo, anche in piccolissimo numero”.
Eucarestia scuola di fraternità
Cita san Giovanni Paolo II Mons. Pascarella in apertura della sua omelia, ricordando che ogni celebrazione è occasione per rinnovare la nostra appartenenza ad un’unica famiglia, quella dei figli di Dio, quel Dio che è nostro padre. Dovremmo uscire da ogni celebrazione con un rafforzato sentimento di appartenenza, ed essere in grado di guardare agli altri con gli stessi occhi di Dio, come suoi figli e fratelli e sorelle tra noi. Dovremmo quindi rinnovare il nostro impegno a trattarci e guardarci con l’occhio semplice ed amorevole del nostro Padre celeste.
La Parola ci parla
L’eucarestia ci dona in abbondanza un dono prezioso, la Parola, attraverso la quale Dio ci parla. Le nostre giornate sono piene di parole, come distinguere il messaggio di Dio? È lo Spirito santo – ha detto Mons. Pascarella – che ci consente di farlo, di comprendere il messaggio divino, rendendoci capaci di andare oltre il segno concreto che colpisce le nostre orecchie e di scorgere in esso ciò che Dio vuole comunicarci.
Gli Arcangeli
E quindi è bene comprendere esattamente il senso della festa degli Arcangeli, i quali hanno una missione speciale, che è rappresentata dai loro nomi: Gabriele significa “fortezza di Dio”, egli è l’angelo mandato a Zaccaria per rivelargli che da Elisabetta sarebbe nato Giovanni Battista e a Maria per l’annuncio che cambierà la sua e la nostra vita; Raffaele significa “medicina di Dio”, è l’angelo che nelle Scritture guarisce il padre di Tobia dalla cecità; Michele infine è colui che difende l’identità di Dio, il suo nome può essere tradotto con “lascia che Dio sia Dio”, consente di comprendere non solo chi è Dio, ma anche quale è il suo posto, sgombrando il campo da figure o idoli alternativi ed equivoci, che mettono ostacoli tra Dio e l’uomo. Mai come nel nostro tempo – ha detto il Vescovo – si corre questo pericolo. È un tempo in cui, anche se sembra superata l’epoca in cui, anche grazie alla ideologia comunista, c’era un diffuso ateismo, serpeggia un pericolo ancora più grande, quello dell’indifferenza. Oggi l’uomo vive come se Dio non esistesse.
Angeli decaduti
Nel brano dell’Apocalisse presentato dalla Liturgia della Parola si parla degli angeli che hanno rifiutato Dio. Noi siamo stati generati come uomini dotati di libertà. Dio, nel crearci, non ha potuto fare diversamente, poiché ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Ma questo grande dono rappresenta per noi anche un grande pericolo, perché possiamo negare, rifiutare Dio, esattamente come gli angeli decaduti, esattamente come Satana, che nelle Scritture è colui che mette ostacoli tra noi e Dio, colui che divide, frantuma (da cui il termine diavolo). Gli angeli invece sono coloro che aiutano a realizzare il disegno di Dio, coloro che contribuiscono a generare un mondo di pace e solidarietà, quel mondo che invece il maligno mira a distruggere.
Il Vescovo ha concluso augurandoci di poter invece essere, per intercessione di San Michele, collaboratori nella costruzione del Regno di Dio, di una società cioè costruita sull’amore reciproco e la solidarietà.