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Il primo di tre personaggi strani

Commento al Vangelo Mc 10,17-30

In queste domeniche Gesù è stato riconosciuto da Pietro Messia, e se volete, questo è un po’ il cuore del Vangelo di Marco che risponde alla domanda: chi è Gesù? Lì a Cesarea di Filippo in quel racconto straordinario che abbiamo avuto modo di meditare nell’ultimo mese, Pietro riconosce Gesù e Gesù spiega ai discepoli e a noi in che modo vuole essere Rabbi, cioè in che modo vuol fare Dio: è disposto a morire.

Dopo questo episodio il Vangelo ci sta raccontando la fatica di quei dodici a capire, a stare dietro a tutto questo e Gesù con molta pazienza, li rimprovera, indica la strada. Ma proprio non ci riescono. In questo cammino verso Gerusalemme (dal cap. 8/9 Gesù comincia una discesa anche geografica, fisica, dal punto più a nord delle alture di Jerusalem fino a Gerico), Marco fa incontrare Gesù con più personaggi, tre dei quali significativi che potrebbero rispondere alla domanda: “Chi è disposto a seguire questo Messia? Dopo aver saputo chi è Gesù, chi sarà il vero discepolo?”. E oggi incontriamo il primo personaggio che conosciamo tutti: il giovane ricco. È una figura bellissima, straordinaria.

Dobbiamo essergli un po’ tutti debitori, perché lui ha la capacità di andare al cuore della vita con una domanda che non gira in parole ma è seria! Avete visto il suo approccio? Egli va di corsa, va verso Gesù di fretta; ha fretta di avere risposte, è pieno di curiosità, non è uno sdraiato, arriva e gli dice: “Maestro buono cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna!”. Bellissima questa domanda, riconosce in Gesù un Rabbi, cosa che invece gli scribi di Gerusalemme non hanno fatto, anzi lo hanno riconosciuto come indemoniato perché non ha studiato, perché è arrivato da un buco di paese, perché non è della scuola teologica.

Invece il giovane lo riconosce come uno che ha qualcosa da dire, da insegnare. Maestro buono voleva dire in gamba, capace, uno preparato, uno che ne sa, che sa della sua vita, della sua pelle più di tutti quelli che hanno apparentemente i titoli; cosa devo fare per avere in eredità la vita dell’Eterno? La vita eterna non è una vita lunga, lunga e noiosa ma è la vita di Dio in me.

Gesù dà una risposta straordinaria, bellissima; a questo ragazzo che chiede correttamente non cosa devo fare per meritarmi la vita di Dio (perché la vita di Dio è un dono, non la si merita), ma dice come devo fare per accorgermi della vita di Dio nella mia vita, Gesù dà una risposta: “Cosa leggi nella scrittura. Osserva i comandamenti”. Gesù cita tra l’altro non i primi tre che evidentemente sono riguardanti Dio e che questo ragazzo testimonia di avere dentro di sé, ma gli ultimi, cioè quelli riguardo al prossimo perché si vede che Gesù in qualche modo ha intuito che c’è qualcosa da definire ancora in quella vita.

E la risposta di questo ragazzo è piena di gioia; questo ragazzo ha voglia di capire, ha voglia di conoscere, ha voglia di essere felice, ha voglia di fiorire, è pieno di buona volontà. Emoziona, emoziona tanto questo ragazzo. La sua risposta è che li ha osservati fin dalla più tenera età. Io, non so voi, ma non potrei mai dire una roba del genere, cioè si è impegnato, ci ha messo del suo, ci ha creduto. E Gesù, unica volta nel Vangelo di Marco e unica volta nei Vangeli in modo così esplicito, lo guarda con uno sguardo unico e Marco scrive: “fissandolo lo amò e gli disse …”. Stupendo! Lo guarda dentro, vede che questo non è uno che fa finta di essere santo, non è uno che si mette in mostra, Gesù lo scruta dentro, lo vede una bella persona, ama questa persona, sta per chiedergli qualcosa di molto più importante, un salto di qualità.

Gesù però gli dice un qualcosa che non è la risposta che lui si aspettava evidentemente e questo salto di qualità non va. Cari cercatori di Dio, prima di chiedere qualcosa di esigente, un salto di qualità, Gesù ci fissa e ci ama per farci capire che siamo in grado di poterlo fare. Ti manca solo una cosa – dice Gesù. Cosa mancava a quel giovane? Gli manca una decisione che valga tutta la sua vita! Manca una libertà dentro di sé che decida seriamente come vuole vivere! Quando sarai veramente felice? Quando troverai un motivo per cui la tua vita ha un senso, valga la pena di viverla!

E questo motivo lo troverai solo quando troverai il motivo per cui sarai disposto a dare via tutto! Dopo che hai fatto tutto il possibile, l’unica cosa che può renderti felice è liberarti da tutto ciò che ti trattiene. Noi cerchiamo il possesso perché ci dà sicurezza. Invece il possesso è il motivo che ci trattiene dall’essere felici.

Non è il verbo avere che corrisponde alla felicità, ma il verbo dare. E Gesù dice “seguimi”, cioè Gesù gli sta dicendo: “Ti amo, non sarai solo, avrai il mio amore in questo percorso, altri saranno accanto a te”. Niente, non riesce: “Ma no, non me la sento perché voglio tenere in mano tutto”. E quindi non è lui il discepolo giusto.

Ecco allora il messaggio un po’ forte, un po’ indigesto che Marco ci da. Guarda, occhio, stai attento perché se tu pensi di avere in mano tutto, se tu pensi di essere a posto come questo giovane ricco che onestamente ce la mette tutta però non è disposto ad andare dove il Signore lo condurrà, non sei il discepolo giusto. Insomma vi auguro di prenderla questa decisione, è in gioco la felicità e quando si tratta della felicità si fatica e pure tanto!

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