Celebrazione eucaristica per il conferimento del ministero del Lettorato al seminarista Paolo Buono
Nel cammino che porta all’ordinazione sacerdotale, dopo la prima tappa, il Rito di ammissione, che si raggiunge dopo aver concluso il biennio di “discernimento”, il primo ministero istituito è quello del Lettorato, che il vescovo conferisce alla fine del terzo anno.
L’ufficio liturgico del lettore è prima di tutto la proclamazione delle letture nell’assemblea liturgica, ma egli deve anche curare la preparazione dei fedeli alla comprensione della parola di Dio. È quindi ministero di annunciatore, ma anche di catechista, di educatore alla vita sacramentale, di evangelizzatore a chi non conosce o misconosce il Vangelo.
Suo impegno, deve essere quello di accogliere, conoscere, meditare e testimoniare la parola di Dio che egli deve trasmettere. Ed è questo l’impegno che attende il nostro seminarista Paolo Buono che venerdì 29 ottobre scorso ha ricevuto tale ministero presso la Parrocchia S. Maria delle Grazie in S. Pietro durante la Celebrazione eucaristica presieduta per l’occasione dal Vescovo Mons. Pascarella.
L’omelia del Vescovo Gennaro ha avuto come focus principale proprio la rilevanza e il peso della Parola, la quale – ha detto – è uno degli strumenti, dopo il pane e il vino consacrati, attraverso il quale Gesù si dona a noi. La Parola ci consente tra l’altro, grazie al sacrificio di Cristo, di dialogare con il Signore, con la dignità di suoi figli.
Il ministero del Lettorato ha dunque una grande dignità, ma anche grande responsabilità: «Per svolgere adeguatamente questo ministero nella sua vita, Paolo deve accogliere, conoscere, meditare e testimoniare la Parola di Dio che deve trasmettere». Il Vescovo si è poi rivolto a Paolo dicendo: «Carissimo Paolo, devi fare tua la beatitudine evangelica: “Beati coloro che ascoltano la parola e la osservano”».
L’annuncio del Vangelo – ha proseguito il Vescovo – deve essere annuncio di speranza e deve pertanto comunicare gioia, quella gioia che deriva dalla certezza che ci ha assicurato Gesù sconfiggendo il male con la sua morte in croce e resurrezione. Grazie al suo sacrificio non solo noi siamo salvati, ma non siamo mai più soli.
Gesù è infatti in mezzo a noi, egli è vivo, non è rimasto nel passato, e questo è il cuore dell’annuncio evangelico ed è la fonte della nostra gioia. Nel suo cammino verso il traguardo del presbiterato, Paolo è chiamato a vivere ancora più intensamente la sequela di Gesù: «In questo tempo del tuo lettorato ti devi cibare con ancora più assiduità della Parola di Do, lasciando che essa sia luce per i tuoi passi.
Lascia che la Parola ti converta, ti trasformi, ti rivolti, se necessario, ti purifichi, ti consoli». Siamo chiamati tutti a seminare la Parola, non solo Paolo, ma chi rende la Parola efficace e fruttuosa è il Signore.
Noi non siamo padroni della Parola, ma suoi servitori. Anche san Paolo, nella Seconda Lettera a Timoteo, scongiura il suo discepolo ad annunciare con forza la Parola in ogni occasione, a fare però in modo che essa non venga travisata, inquinata o contraffatta.
È necessario perciò seguire le indicazioni che lo stesso Gesù ci ha lasciate, egli infatti ha detto: “Non sono venuto ad abolire la legge, ma a darle compimento”. In tal modo egli ci ha esortati a non abbandonare nessuna parte delle Sacre Scritture, la Vecchia Alleanza deve saldarsi alla Nuova ed eterna Alleanza da lui fondata, il cui cuore era e rimane il Decalogo, le Dieci Parole.
La Sacra Scrittura, il Vangelo, vanno ascoltati, accolti, meditati. Ma non basta. La parola va vissuta, deve farsi vita vissuta, affinché porti frutto, affinché essa diventi vita per noi, ma anche per gli altri: «Quanto più la parola diventa vita per noi, tanto più saremo luce per gli altri e daremo sapore e senso alla vita nostra e degli altri. Il mondo oggi si aspetta parole di vita incarnata».
Siamo dunque chiamati a diventare, attraverso la Parola, luce e sale del mondo. È la via della santità, che possiamo percorrere tutti, se lo vogliamo, così come hanno fatto i santi – ha concluso il Vescovo – i quali non sono altro che cristiani che hanno vissuto fino in fondo la Parola, ognuno secondo la propria vocazione.