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Affascinante il miracolo della vita. Tutto ebbe inizio in un tempo senza tempo, in un luogo che non aveva ancora preso forma. La terra, il cielo ed il mare erano solo l’idea di un Dio senza nome. Finché dal nulla scoccò una scintilla, l’universo si illuminò e cominciò la grande avventura della vita.

Come? Attraverso la creazione, il big-bang da cui ha avuto origine l’Universo e di cui parlano gli scienziati, un’esplosione di luce e coincide perfettamente con il racconto biblico: “Dio disse: Sia la luce. E la luce fu” (Gn 1,3). E da allora, da 14 miliardi di anni la materia si espande sempre più velocemente, continuamente, anche adesso. Lo sapevate che i corpi celesti sono più numerosi dei granelli di sabbia che formano le spiagge del nostro pianeta? E, cosa ancora più affascinante, che noi siamo fatti di polvere di stelle, della stessa fibra che si nasconde nelle stelle e nelle nuvole che spesso ci ispirano il senso dell’infinito?

A volte basta avvicinarci alla finestra e ammirare la notte stellata per riprendere fiato e respirare. Sì, perché più buia è la notte e più le stelle brillano. E come le stelle anche noi siamo fatti per brillare, illuminare il buio pesto della nostra vita, e di quella degli altri, per emergere per toccare il cielo…E quante canzoni sono state composte sull’argomento!

L’uomo perso nell’universo, alla ricerca di senso alla propria esistenza per non perdere la bussola e la ragione, l’uomo che d’istinto alza lo sguardo al cielo, all’infinito, alla ricerca dell’ineffabile, alla ricerca di Dio. E rammento veri e propri capolavori che vanno dalle note di “Figli delle stelle” di Alan Sorrenti a quelle di Renato Zero in “Più su”. In un’intervista rilasciata al Quotidiano nazionale Alan Sorrenti parlando proprio della sua canzone affermò: “Penso che il mio brano contenga un messaggio universale, sempre valido, che trascende i tempi. Gli scienziati hanno dimostrato che noi veniamo proprio da polvere di stelle. Siamo tutti collegati, anche se non ce ne accorgiamo: come quando ti capita di pensare a un amico mentre cammini per strada, alzi gli occhi ed eccolo lì davanti a te…… In fondo contiene un messaggio che poi è stato chiarito e confermato anche scientificamente, e cioè che noi umani conteniamo degli elementi che arrivano dalle stelle, deriviamo dalle stelle…” 

Ma il capolavoro in assoluto, denso di significati, è il testo di Renato Zero scritto proprio da lui “Più su”, uno dei brani più belli della sua ricchissima discografia, una perla di rara bellezza pubblicata nell’album live “Icaro” del 1981. Renato, che parla in prima persona, immagina un incontro con Dio (poi più in alto e ancora più su, fino a sfiorare Dio) e si chiede in che modo si sia meritato tanta grazia se non ha mai conosciuto l’amore. E basta che si guardi intorno per trovare una risposta, in versi indimenticabili: “…sboccia un fiore malgrado nessuno lo annaffierà, mentre l’aquila fiera in segreto a morire andrà, il poeta si strugge al ricordo di una poesia, questo tempo affamato consuma la mia allegria, canto e piango pensando che un uomo si butta via, che un drogato è soltanto un malato di nostalgia, che una madre si arrende e un bambino non nascerà, che potremmo restare abbracciati all’eternità…”.

Parole di una poesia incommensurabile. Un bellissimo testo di grande significato, nato dalla sensibilità di un vero e proprio poeta dei nostri tempi. In un’altra canzone il cantautore romano aveva detto “ Gli uomini non brillano se non sono stelle anche loro”. E noi siamo stelle. È una cosa meravigliosa. Siamo fatti per brillare, per illuminarci gli uni con gli altri, tuttavia… Perché ci dimentichiamo di brillare? Se siamo fatti di stelle, perché non siamo più felici?  Non è facile, lo so bene. Troppo spesso le persone navigano negli oceani dell’oscurità, nell’infelicità perpetua e in quei territori aridi in cui non cresce il seme dell’amore. Iniziamo a brillare, per noi e per gli altri. Come? Pensando al momento più felice della nostra vita, sorridendo a un uomo triste, amando per primi, allacciando qualche nuovo rapporto di amicizia, possibilmente non virtuale.

Perché niente vale tanto quanto l’accarezzare l’animo di una persona, per percepire l’immensità e la bellezza del proprio cosmo. Alziamo gli occhi al cielo ogni tanto alla ricerca dell’Infinito; e se qualcuno ci accusa di avere la testa tra le nuvole non capisce che ci sta facendo  un complimento. Ostinarsi a tenere i piedi ben piantati per terra, non ci condurrà mai sul sentiero della conoscenza vera. Chi fluttua con la mente rivolta al cielo è vicino alla verità del miracolo della vita più di chi si chiude nelle sue misere certezze terrene. Sprovveduti sono coloro i quali si impongono di non credere all’impossibile. Beate le anime in grado di capire che proveniamo tutti dallo stesso luogo. La nostra casa è davvero in cielo, la stessa in cui nasce la polvere di stelle di cui siamo fatti.

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