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Nella lunga intervista che Francesco ha concesso domenica a Fabio Fazio,il Pontefice ha parlato di tantissimi argomenti, pubblici e privati, con la schiettezza e la semplicità che lo caratterizzano. Abbiamo raccolto alcune sue frasi,che non esauriscono certo tutti i temi trattati.

«C’è un’aggressività distruttiva che incomincia anche con una cosa molto piccola: con la lingua, il chiacchiericcio. Ma il chiacchiericcio, nelle famiglie, nei quartieri, distrugge”. Distrugge “l’identità”. E questo avviene tra governanti, come tra famiglie. Il consiglio è perciò di dire “no al chiacchiericcio”: Se tu hai una cosa contro l’altro o te la mangi te o vai da lui e dilla in faccia, essere coraggiosi, coraggiose».

«”La psicologia dell’indifferenza”: Io vedo ma non mi coinvolgo, non tocco e vado avanti. Ci manca il toccare le miserie e toccare ci porta all’eroicità. Penso ai medici, agli infermieri e infermiere che hanno dato la vita in questa pandemia: hanno toccato il male e hanno scelto di rimanere lì con gli ammalati”.

“Dirò una cosa che forse farà scandalizzare qualcuno, ma dirò la verità: la capacità di essere perdonato è un diritto umano. Tutti noi abbiamo il diritto di essere perdonati se chiediamo perdono”.

“Uno dei motivi per i quali io non sono andato ad abitare nell’appartamento pontificio, perché i papi che c’erano prima erano Santi e io non me la cavo, non sono tanto Santo. Ho bisogno dei rapporti umani. Le amicizie a me danno forza”.

“Il senso dell’umorismo è una medicina, ti fa relativizzare le cose e ti rende gioioso.

Questo ti fa tanto bene”.

“Ascolto musica, mi piacciono tanto i classici. Anche il tango mi piace molto. Un porteño (un nativo di Buenos Aires N.d.R.) che non balla il tango, non è un porteño”.

“Come è cresciuto il numero dei suicidi giovanili. Cosa significa? C’è un’aggressività che scoppia, pensa nella scuola, il bullying, è un problema sociale. Quest’aggressività nostra va educata”.

“Il rapporto fra i genitori e figli… io dico sempre una parola: vicinanza. Vicinanza con i figli. I genitori devono essere, mi permetto la parola, quasi complici con i figli. Quella complicità genitoriale che fa che crescano insieme padri e figli”.

“Quello che si fa con i migranti è criminale. Per arrivare al mare soffrono tanto. Ci sono dei filmati sui lager nella Libia, i lager dei trafficanti. Soffrono, poi rischiano per attraversare il Mediterraneo. E poi alcune volte sono respinti. Qualcuno che ha la responsabilità locale dice ‘qui non vengono’. Ci sono queste navi che girano cercando un porto: ‘no che tornino e muoiano in mare’. Questo succede oggi. Una cosa è vera: ogni paese deve dire quanti migranti può accogliere. Questo è un problema di politica interna che deve essere pensato bene e dire ‘io fino a questo numero posso’.  E gli altri? Ma c’è l’Unione Europea, mettersi d’accordo! Lo si fa l’equilibrio, ma in comunione… Adesso c’è un’ingiustizia: vengono in Spagna e in Italia, i paesi più vicini, diciamo così. E non li ricevono altrove.

Il migrante sempre va accolto, va accompagnato, va promosso, e va integrato. Accolto perché c’è la difficoltà e poi accompagnarlo, promuoverlo un po’ e integrarlo nella società. Quest’ultimo è molto importante. Un migrante integrato aiuta quel paese. Dobbiamo pensare intelligentemente la politica migratoria: una politica continentale. È una responsabilità nostra. Il fatto che il Mediterraneo sia oggi il più grande cimitero d’Europa ci deve far pensare. Credo che questo è realismo puro”.

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