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Un Dio che impara a scegliere

Commento al Vangelo Lc 4,1-13

Siamo liberi, siamo splendidamente e drammaticamente liberi. Però siamo anche condizionati dal luogo in cui siamo nati, dalla famiglia che abbiamo avuto, dal nostro temperamento, ma se ci pensate, siamo liberi, liberi di scegliere e di orientare la nostra vita verso la felicità.

Abbiamo bisogno però di imparare a fare buon uso della libertà, dobbiamo imparare a saperla usare, dobbiamo aiutare la nostra umanità a maturare. È quello che accade anche a Gesù. Egli deve imparare a scegliere.

Benvenuti in questa Quaresima, tempo per imparare a scegliere o forse tempo per “riscegliere”, scegliere nuovamente ciò che è importante, ciò che è unico, ciò che ci fa essere uomini e donne maturi. Gesù come noi deve scegliere e deve affrontare delle tentazioni, quelle che anche noi dobbiamo affrontare quotidianamente nella nostra vita di credenti, di cercatori di Dio.

La parola tentazione è una parola un po’ usurata, a volte l’abbiamo banalizzata, l’abbiamo ridotta come dire a una barzelletta: le tentazioni sono la sessualità oppure le bestemmie e le parolacce. Essa però è qualcosa di molto più sottile, di molto più profondo.

Essa veramente ci propone come orientare la vita, da che parte andare; le tentazioni sono il male che si traveste da bene perché noi non abbiamo la certezza di quello che facciamo, non abbiamo in mano la conoscenza del bene e del male; dobbiamo stare continuamente attenti perché le strade che si aprono davanti a noi non sono semplici.

Certo abbiamo la Bibbia che ci guida, essa è la bussola, il navigatore, ma non la sappiamo usare. Come è stata la Quaresima dello scorso anno? Dove mi ha portato? Mi ha portato ad una maggiore consapevolezza di me, ad una maggiore crescita di me? Forse mi ha fatto solo innervosire per mantenere un fioretto per quaranta giorni? Che spreco di tempo! Gesù stesso all’inizio del suo ministero dopo il Battesimo va nel deserto e li ha fame.

È interessante questo, perché le tentazioni arrivano sempre quando abbiamo fame cioè quando non siamo sazi, appagati, contenti; quando ci sentiamo cosi, state sicuri che la tentazione non ci lascia tranquilli; se abbiamo fame di giustizia, di felicità, di bene allora è possibile che sia quello il momento in cui ci troviamo davanti a qualcosa di forte.

Gesù deve vincere tre tentazioni, superare tre modalità di vita che renderebbero i suoi giorni mediocri. Gesù deve imparare a scegliere chi vuole essere, come vivere la sua vita. La prima tentazione è quella del pane, la tentazione delle cose, cioè illuderci che quante più cose possediamo più il nostro cuore sarà felice.

Quali sono le cose che possono trarci in inganno? Avere un buon lavoro, uno stipendio, una buona casa, la casa al mare, fare le vacanze, avere l’auto, i soldi ecc. Gesù non è classista, la ricchezza nella Bibbia è una benedizione di Dio se viene condivisa e la povertà è sempre responsabilità del ricco, ma è interessante perché noi possiamo ingombrare il nostro cuore di cose e illuderci dicendo: “Quando avrò queste cose allora sarò più felice!”.

Gesù sa bene che le cose non sono sufficienti, che di ben altro pane abbiamo bisogno. Gesù vuole fare il Messia? Ottimo! Ma deve curarsi, deve stare attento alla propria alimentazione, alla propria forma fisica; nessuno può affrontare una sfida così se non ha una buona forma fisica, se non sta in salute, se non pensa un po’ a se stesso.

Ma qui sta l’inganno: per nutrirsi deve trasformare le pietre in pane. Deve ostentare un miracolo, prendere una scorciatoia. Ancora oggi la tentazione del pane ci ossessiona. Come faremo a vivere nel futuro? Come vedremo riconosciuto il nostro lavoro? Come posso guadagnare di più e conservare i miei risparmi? Gesù si prenderà cura di sé, sarà addirittura accusato di essere mangione e beone.

Gesù replica che non basta il pane, abbiamo bisogno dell’amore, della bellezza, dell’amicizia e della presenza di Dio nel pane. Conosco persone molto povere che fanno a gara per avere l’ultimo smartphone, conosco altri che vivono al limite pur di conservare, alcuni mendicanti si picchiano per avere un posto migliore. Attenti a come vivere la vostra libertà. Qual è la scelta giusta? Controllare la propria bramosia con le opere di misericordia che la tradizione ci indica.

La seconda tentazione è quella della gloria, dell’essere visto, apprezzato, applaudito, riconosciuto e questo purtroppo nel nostro tempo è la peggiore tentazione. Se ci pensate corriamo dietro l’applauso degli altri, i social non hanno aiutato, siamo turbati quando qualcuno ci contesta oppure se ci mette una faccina triste o arrabbiata; siamo sempre lì a dover apparire, a giudicare le persone a seconda dei likes.

A volte seguiamo le persone più seguite, più applaudite, più apprezzate, abbiamo i grandi miti, le grandi star, i grandi influencer, i grandi giocatori, i grandi magnate ma in realtà è tutta apparenza. Gesù deve scegliere fra un messianismo appariscente, di gloria, un messianismo che cerchi l’applauso oppure no.

Gesù dice che non è quello l’essenziale; l’essenziale sei tu, ciò che tu sei, senza badare tanto a quello che gli altri pensano di te. Il successo ha un prezzo: adorare qualcuno che pian piano ti costringe ad essere così. Stiamo attenti: chi vive così, sarà schiacciato da questa morsa, cederà a compromessi, non sarà più libero. Gesù sceglierà il fallimento, l’incomprensione, sperimenterà cosa significa soffrire, cosa significa passare per un ladro, sceglierà la delusione.

La terza tentazione che deve affrontare Gesù è quella che apparentemente ci coinvolge di meno ma non è così: essa tocca la visione di fede di Gesù, essa tocca la sua divinità ed è la tentazione che noi cristiani continuiamo a porre a Dio.

A Gesù viene chiesto di vivere una fede basata sul miracolo, di vivere una fede basata sullo stupore. Anche per noi a volte è così. Vogliamo Dio a nostra disposizione perché ci aiuti, ci risolva i problemi. Oggi c’è un grande minestrone di Dio: eoni, angeli, forze, energia cosmica, cioè chiunque sia in qualche modo capace di aiutarci, di assecondarci, per noi diventa Dio.

Questo ha alla base un altro inganno di Satana: io so in cosa consiste la mia felicità. Certo sarebbe stato straordinario per Gesù buttarsi dal tempio, essere preso in volo, e a volte anche noi vorremmo così, un Dio che ci risolve i problemi.

La grande tentazione del nostro tempo forse è proprio quella di esserci costruiti un Dio a nostra immagine e somiglianza, un Dio su misura. Gesù riesce a superare tutte queste tentazioni. Come? Attraverso la preghiera, la parola di Dio. È interessante perché l’avversario cita la parola, la conosce bene e la interpreta in un certo modo.

Questa è un’indicazione: non basta conoscere la scrittura e poi manipolarla e forzarla rispetto a quello che noi vogliamo che lei dica. Invece Gesù correttamente replica alla parola con la parola. In questo Vangelo per due volte si dice che lo Spirito Santo manda Gesù nel deserto cioè non è una disgrazia il fatto di darci del tempo, non è una disgrazia in certi momenti della vita sperimentare il fallimento oppure essere messi alla prova dalla vita stessa – non da Dio – per vedere quali sono le cose importanti in cui crediamo. Il deserto non è necessariamente una disgrazia anzi può diventare l’opportunità straordinaria per fare il punto della situazione, per vedere e per capire che cosa siamo.

Certo Gesù è Dio cioè in lui abita la pienezza di Dio, il verbo di Dio, la seconda persona della Trinità, ma questo non annulla la sua umanità, non vincola la sua volontà. Gesù sceglie in che modo essere discepolo del suo Dio, in che modo essere messia; Gesù sceglie un messianismo dimesso, un messianismo non miracoloso, non forzuto, non concentrato sulle cose. Luca conclude dicendo che il tentatore, il diavolo se ne andò per tornare al momento opportuno, al Getsemani che incontreremo fra 40 giorni.

Il demonio sarà lì a dirgli: “Te l’avevo detto io che non si convince l’umanità, la si manipola; non si converte il cuore dell’uomo, lo si stordisce, lo si sbalordisce e tu dovrai superare l’ultima grande tentazione!”. Ecco allora Gesù entra decisamente dentro il tempo del deserto, ci fa prendere consapevolezza che la nostra vita ha bisogno di un tempo per combattere la battaglia della vita perché la nostra vita è fatta di scelte, non di scelte morali ma di scelte esistenziali.

Andiamo verso il vero Dio che Gesù ci ha raccontato, seppure abbiamo fatto un po’ troppi compromessi, basandoci solo sulla logica del pane oppure, ahimè, a volte cercando gli applausi, i likes, la gloria o ancora usando Dio, manipolandolo.

Buona Quaresima a tutti, buon percorso!

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