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Ben ritrovati, cari bambini! La primavera è iniziata! Le giornate si allungano, sugli alberi sbocciano le gemme e, ovunque, i colori sono più brillanti. In questo periodo, dopo il lungo inverno, sentiamo di più la gratitudine per il meraviglioso giardino che è il mondo e che ci è stato donato dal Signore.

Così, non solo la natura si risveglia, ma anche il nostro cuore si riempie di nuova gioia e voglia di fare! Sì, bambini, il Signore ci ha donato ogni cosa, ma spesso noi non siamo in grado di capirlo ed a volte serve attraversare un brutto periodo (come la pandemia) per rendersi conto di quanto siamo graziati ad avere Dio Amore sempre con noi, con il suo (e nostro) creato.

Il Vangelo di Luca, che leggeremo domenica 27 marzo, ci dimostra proprio questo: “In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre. Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.”.

Cari bambini, il Padre Misericordioso di questa storia altro non è che Dio, il quale è sempre in attesa che noi torniamo a Lui. Non importa quanto ci allontaniamo o addirittura, per quanto possa fargli male, non gli importa nemmeno se siamo ingiusti con Lui pretendendo di ricevere dei doni, o un’eredità, che a un figlio spetterebbero solo dopo la morte del genitore.

Per quanto possiamo essere egoisti, Dio, che è Padre, che è un Papà amorevole in tutto e per tutto, sarà sempre pronto ad accoglierci a braccia aperte se, e solo se, torneremo a Lui con tutto il cuore. E pur di riaverci, il nostro Signore, è disposto a lasciarci andare anche se sa che soffriremo, anche se sa che una volta finita la ricchezza delle sue grazie rimarremo soli in balia di un mondo che non ci darà nulla, nemmeno il necessario per sopravvivere.

Quindi, cari bambini, ogni volta che attraversiamo un momento di difficoltà non fermiamoci a pensare quanto sia tutto ingiusto, ma rivolgiamoci al Signore e chiediamogli di aprirci il cuore per capire cosa possiamo imparare in quella situazione. Non importa se subito saremo un po’ arrabbiati o se ci vorrà un po’ di tempo.

Come abbiamo visto, il Signore è paziente e sa aspettare il momento necessario alla nostra conversione e, per quanto lontano possa essere, Lui sarà sempre alla finestra guardando all’orizzonte in attesa di un nostro ritorno.

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