Dalla frammentazione all’unità. Cattolici, armeni e greco ortodossi al lavoro insieme per il restauro del pavimento della basilica del Santo Sepolcro.
Mentre nella martoriata terra dell’Ucraina militari che provengono dalle comunità ortodosse dipendenti dal patriarcato di Mosca combattono contro i propri fratelli ortodossi o cattolici di rito orientale e latino, a Gerusalemme sta accadendo un miracolo ecumenico. I fratelli non si combattono ma lavorano assieme per realizzare un sogno: il restauro del pavimento della basilica del Santo Sepolcro, il luogo dove Cristo è morto, è stato deposto ed è resuscitato.
Non si tratta di piccola cosa. La Basilica potrebbe essere un luogo di divisione: essa, infatti, secondo un antico accordo, è affidata in parte ai francescani custodi della Terra santa, in parte agli armeni e in parte ai greco ortodossi. Una frammentazione è diventata un’esperienza di unità. In quella basilica si prega assieme e ora assieme si sta lavorando.
Nel 2016-17, sotto la guida del patriarcato greco ortodosso si era realizzato il restauro dell’edicola di Cristo, dove il Maestro era stato deposto ed era risorto.
«Mentre stavamo restaurando l’edicola, ci siamo accorti della necessità di intervenire sul pavimento», mi dice il custode di Terra santa Francesco Patton. «Oltre a controllare lo stato di salute delle pietre bisognava metter mano ai problemi di umidità causata dalle infiltrazioni dell’acqua che da tempo immemorabile segnavano il basamento della chiesa, intervenire sulle fognature che avevano fatto il loro tempo, … un’opera di risanamento totale».
In una prima fase si procederà alle investigazioni scientifiche per studiare i diversi materiali del pavimento onde poi procedere a una ripulitura delle pietre. Si cercherà di non sostituire nulla, se non ciò che è assolutamente deteriorato.
Tutto il pavimento è stato suddiviso in dieci aree che verranno scoperte progressivamente in modo da non intralciare le celebrazioni e il passaggio dei pellegrini.
«Vogliamo preservare il più possibile i materiali presenti nella basilica», ha dichiarato la coordinatrice del progetto Paola Croveri. «Queste pietre hanno visto milioni di pellegrini. I nostri colleghi del Politecnico di Milano stanno documentando in maniera molto precisa ogni centimetro della superficie del pavimento. Presto cercheremo di capire cosa c’è sotto».
Gli esperti analizzeranno tutte le possibili informazioni sulla storia della costruzione e degli interventi successivi. In collaborazione con il dipartimento elettrico astronautico e di ingegneria energetica della Sapienza di Roma verranno analizzate e studiate le trasformazioni di luce naturale e acustica del Santo Sepolcro.
A tutto ciò provvederà il Centro per la conservazione e il restauro “la Venaria Reale” di Torino, l’università La Sapienza di Roma sarà invece responsabile degli scavi archeologici. Cosa si troverà sotto il pavimento? Le pietre attuali risalgono al XI° e XII° secolo, all’epoca dei crociati. Naturalmente i lavori permetteranno anche un completo rifacimento dell’impianto idraulico ed elettrico profondamente segnati dal tempo. Tutte e tre le comunità religiose seguiranno i lavori: le decisioni sono state prese assieme e siglate in un accordo del novembre 2019, prima dello scoppio della pandemia. I costi saranno coperti dalle offerte di tutte e tre le comunità che confluiranno in un solo conto condiviso. Questo mio breve reportage da Gerusalemme è anche un invito alla collaborazione di coloro che vogliono donare qualcosa per quest’opera che rimarrà nella storia della fede e della religione. La spesa sarà di circa 11 milioni di dollari. I lavori dureranno poco più di due anni.
Fonte: Massimo Camisasca – Tempi
Foto di Gianfranco Pinto – Copyright Custodia di Terra Santa